Mentre tutte le principali materie prime tentano di risalire la china dopo i ribassi estivi, le banche d’affari, almeno alcune, continuano a scommettere un ulteriore ribasso. In particolare Citigroup stima una nuova flessione al di sotto degli attuali minimi per le quotazioni delle commodities in generale ribadendo come il rallentamento della Cina preoccupi maggiormente essendo il principale utilizzatore di materie prime. Discorso del tutto simile anche da parte di Goldman Sachs che ribadisce come permanga il rischio per ulteriori flessioni del rame verso i 4.800 dollari per tonnellata quest’anno mentre, l’altra commodities depressa dal rallentamento cinese ovvero il minerale di ferro dovrebbe calare a 44 per tonnellata il prossimo anno e a 40 per tonnellata nel 2017. Infine, Abn Amro ha rivisto al ribasso le stime del gas naturale a 2,75 dollari per mmbtu, a fronte dei precedenti 3 dollari, complice la sostenuta condizione di eccedenza di mercato e le favorevoli condizioni meteo.
Nel frattempo però, gli ultimi dati pubblicati dalla General Administration of Customs cinese hanno evidenziato che a settembre, le importazioni cinesi di rame si sono attestate sui massimi livelli degli ultimi 20 mesi. In particolare, i flussi in entrata di anodi, raffinato, leghe e prodotti semi-lavorati si sono attestati a 460.000 tonnellate, maggior livello dall’agosto 2014 e in rialzo rispetto alle 350.000 tonnellate del precedente mese. Le importazioni di raw materials e concentrati del periodo si sono, al contrario attestate a 1,21 milioni di tonnellate, in crescita del 5,1% su base mensile e rispetto agli 1,15 milioni di tonnellate dello stesso periodo dello scorso anno.