Rimbalzo poco convincente sui mercati

A cura di Banca Intermobiliare

Dopo una repentina impennata dell’avversione al rischio, ancora una volta i mercati finanziari hanno evidenziato un rimbalzo di sollievo, in questo caso favorito anche da un eccesso di sentiment negativo che si era venuto a creare all’inizio di settembre. In questi ultimi anni dominati dal cosiddetto paradigma della liquidità i mercati ci hanno abituato in più occasioni a repentini recuperi, alimentati dal semplice rientro delle preoccupazioni.

Tuttavia, va evidenziato che in questa occasione la correzione è stata più decisa, innestandosi in un trend al rialzo che in alcuni casi stava già evidenziando da qualche mese dei segnali di stanchezza. Anche il successivo rimbalzo è stato più incerto, conseguenza probabilmente del fatto che gli elementi di preoccupazione sono solo parzialmente rientrati ed il ciclo è ormai giunto ad una fase più matura.

Apparentemente c’è stato un deciso rientro della tensione, ma l’impressione è che il livello di confusione sui mercati resti piuttosto elevato. D’altronde, sono molteplici gli elementi su cui la lettura non è unidirezionale ed anzi si presta a interpretazioni differenti a seconda del sentiment prevalente. Vanno in questa direzione i dati macro americani che continuano ad evidenziare un quadro misto, con una ripresa in atto, ma ad una velocità decisamente contenuta, così come le indicazioni che giungono dall’Europa, con un momentum positivo, ma una accelerazione inferiore rispetto alle iniziali aspettative (soprattutto per fattori esterni).

Le incertezze relative al quadro macro si moltiplicano se ribaltate sulle aspettative di politica monetaria della FED: gli operatori restano combattuti tra il gradimento di una politica monetaria che potrebbe restare estremamente accomodante più a lungo ed i timori legati ai danni che potrebbero derivare da una progressiva perdita di credibilità delle Banche Centrali, a partire proprio dalla FED. Il fattore di confusione principale resta comunque la Cina: da un lato sono evidenti gli enormi squilibri dell’economia ed il conseguente rallentamento della crescita, dall’altro sono altrettanto evidenti la capacità e gli spazi di intervento delle Autorità.

Per il momento neppure la reporting season è in grado di fornire un contributo per dissipare “la nebbia” che avvolge i mercati: se infatti la maggior parte delle aziende (75%) ha superato le attese in termini di utili, la percentuale cala sensibilmente al di sotto del 50% a livello top-line.

Lo scenario descritto trova una sostanziale conferma nel quadro tecnico, che nelle ultime settimane ha registrato un sensibile miglioramento, ma per il momento sui principali indici non è riuscito a riguadagnare quei livelli che ristabiliscano il trend al rialzo di medio termine. Quella in atto è quindi una fase che va affrontata senza eccessive preoccupazioni, ma al contempo limitando i facili entusiasmi.

Seppure in un contesto di maggiore cautela, ciò che ci fa comunque ancora propendere per una visione costruttiva è la sostanziale conferma di una prosecuzione del trend di crescita dell’economia, seppure ad un ritmo piuttosto contenuto, in un contesto di Banche Centrali che resteranno decisamente accomodanti.

Tra l’altro, se il rischio di un hard landing cinese resta il principale timore per i mercati, nei prossimi mesi proprio dalla Cina potrebbe concretizzarsi un miglioramento del momentum con una nuova fase di sollievo per i mercati: infatti, nel 4Q dovrebbe emergere un rimbalzo dell’economia cinese, trainato soprattutto dalla componente investimenti, grazie anche alle misure di stimolo monetario e fiscale varate nei mesi scorsi (con la crescita che potrebbe riportarsi al di sopra della soglia del 7%). Fermo restando che la fase di miglioramento potrebbe essere soltanto temporanea, in quanto resta poi tutta da verificare la capacità delle Autorità di mettere mano in modo strutturale agli squilibri del sistema economico cinese senza provocare una eccessiva decelerzione.

In questo contesto un occhio di riguarda dovrebbe meritare l’Italia, che al di là della scarsa solidità di fondo, dovrebbe presentare un momentum ciclico favorevole (non solo a livello economico, ma anche in termini di riforme, fiducia, flussi), testimoniato dalla forza relativa di Piazza Affari.

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