Draghi, euro si deprezza con Bce pronta ad agire già a dicembre. I commenti degli analisti

Si moltiplicano i commenti dopo la conferenza stampa della BCE che ha visto il Presidente Draghi annunciare misure in arrivo per il prossimo dicembre.

“Draghi ha sorpreso nella conferenza stampa successiva alla decisione di lasciare i tassi invariati – commenta l’ufficio studi di IG -. Ci aspettavamo un discorso del presidente della BCE molto accomodante in modo da aprire uno spiraglio a una revisione del piano di quantitative easing a dicembre. Tuttavia Draghi ha deciso di essere molto più chiaro e ha affermato che nel meeting di dicembre si valuteranno le strategie monetarie attuali tenendo conto del nuovo outlook economico. Aumentano così le probabilità di uno scenario con l’introduzione già a dicembre di ulteriori stimoli monetari per la ripresa economica (ampliamento del piano di QE ma anche un ulteriore taglio dei tassi sui depositi come espresso direttamente dallo stesso Draghi).

Il governatore della BCE ha inoltre dichiarato che la “stance” ovvero “l’atteggiamento” della banca centrale non è più da considerare “wait and see” (aspettare e vedere) ma “work and assess (lavorare e valutare). Draghi ha voluto lasciar intendere in modo forte e chiaro che la BCE terrà una posizione aggressiva sui mercati pronta a intervenire se le pressioni deflazionistiche dovessero aumentare.

La scelta del Governing Council è legata all’esistenza di forti rischi a crescita economica e inflazione a causa della persistente crisi dei paesi emergenti e dei livelli bassi delle commodities (soprattutto dei prezzi petroliferi).

Il numero uno dell’istituto di Francoforte ha inoltre ricordato che la politica monetaria non può essere l’unica politica economica in grado di rilanciare la ripresa economica ma deve essere accompagnata dallo sviluppo di riforme strutturali e da politiche di consolidamento fiscale portate avanti dai paesi membri dell’Unione monetaria.

Un Draghi accomodante come non si vedeva da tempo che ha portato il cambio eurodollaro a scendere di 150 pips da 1,1320 a 1,1170 (un calo dell’1,25%). Molto interessante sarà ora seguire la riunione del FOMC di settimana prossima per valutare se anche la commissione operativa della FED dopo BCE e Bank of Canada deciderà di assumere una “stance” accomodante” introducendo la possibilità di rinviare il rialzo del costo del denaro nel 2016″, concludono da IG.

“Duro colpo per la moneta unica europea che ha rotto tutti i supporti di breve periodo e che potrebbe nei prossimi giorni soffrire ulteriormente – commenta Matteo Paganini di Fxcm – nel momento in cui dovessero cominciare a formarsi aspettative su quali strumenti potrebbero essere utilizzati (attualmente i tecnici sdella BCE tanno già lavorando ad una loro analisi di fattibilità e di tecnicalità) e su quali size ci si muoverà, nell’eventualità. Occorrerà monitorare la situazione, adesso è troppo presto, a detta di Draghi, per ipotizzare qualsiasi scenario”.
“Oggi abbiamo visto un presidente della BCE molto cauto – aggiunge Anthony Doyle, Investment Director del team Retail Fixed Interest di M&G Investments. – Impegnandosi a ‘riesaminare’ il programma di quantitative easing della BCE a dicembre, Mario Draghi ha dato un chiaro segnale che il QE sarà con ogni probabilità esteso e aumentato. La notizia ha spinto la performance dei titoli di Stato e il Bund Tedesco a due anni ha toccato il minimo storico del -0,32%, così come l’euro è scivolato di un centesimo e mezzo rispetto al dollaro USA.
È chiaro che la BCE continua ad essere preoccupata per il ritmo della ripresa economica in Europa e per ciò che questo comporta rispetto al mantenere un livello di inflazione al di sotto, ma vicino al proprio target del 2%. Anche il rallentamento della crescita a livello globale ha pesato sul Consiglio della BCE di oggi, e in particolare le incertezze per la crescita dei mercati emergenti.
Dall’inizio del programma di quantitative easing, la BCE ha acquistato €478 miliardi di obbligazioni (€13 miliardi di ABS, €122 miliardi di covered bond, €343 miliardi tra titoli di Stato dei singoli Paesi e non) per circa il 3% del PIL. Facendo una comparazione, il programma di QE della Bank of England – per un ammontare di 375 miliardi di sterline – si avvicina invece al 20% del PIL. Con questa misura, è chiaro che al prossimo meeting la BCE dovrebbe e agirà per aumentare il programma di acquisto degli asset, poiché c’è tutto lo spazio per fare di più. Qualsiasi decisione che porterà a rimpolpare il QE sarà probabilmente positiva per i prezzi degli asset e, in particolare, per i mercati obbligazionari europei e porterebbe a un ulteriore indebolimento dell’euro”, conclude Doyle.
 

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