Greenwood (Invesco): “Nell’Eurozona nessun rialzo dei tassi prima di un anno”

a cura di John Greenwood Capo economista di Invesco

Nella zona euro sono ancora in via di attuazione programmi estesi di Quantitative Easing (QE), miranti a sostenere i tassi di crescita degli investimenti e del credito e l’economia nel suo complesso. Di conseguenza, in questi paesi non sono prevedibili rialzi dei tassi prima di un anno, mentre Fed e Bank of England potrebbero aumentarli presumibilmente entro la prossima primavera.

Queste politiche divergenti delle banche centrali potrebbero continuare a creare volatilità sui mercati valutari, obbligazionari e azionari, mentre a più lungo termine dovrebbero favorire la sottoscrizione di azioni e obbligazioni nel 2016.

Tutto sommato, gli indicatori economici sono poco più che tiepidi nella zona euro nel suo complesso, sebbene l’attività in Spagna e Irlanda abbia registrato un netto miglioramento. Prevediamo una modesta ripresa del Pil reale, che si tradurrà in una sua crescita dell’1,8% per l’intero anno. La spesa interna nell’area euro non è riuscita a rafforzare ulteriormente la dinamica. I dati relativi alla crescita del Pil reale nel 2° trimestre hanno confermato che il ritmo di crescita è sceso allo 0,4% su base trimestrale a causa di una leggera decelerazione della spesa delle famiglie e di un calo degli investimenti delle imprese, mentre l’indice  Pmi (indice dei responsabili degli acquisti) per il settore manifatturiero è sceso a 52,0.

Uno dei fattori che hanno indebolito gli indicatori Pmi è stato l’incremento delle pressioni deflazionistiche, in parte riflesso dei debolissimi prezzi delle materie prime, ma anche conseguenza degli inadeguati tassi di crescita degli investimenti e del credito negli ultimi due o tre anni.

Gli effetti iniziali degli acquisti mensili operati dalla Bce, nell’ambito del Qe, sono stati modesti, ma sostanzialmente nella direzione giusta. L’euro, che ha subito un calo marcato dopo l’annuncio del piano di acquisti, da marzo si è mantenuto prevalentemente nel range di 1,06-1,15 rispetto al dollaro Usa, mentre i rendimenti obbligazionari e i tassi del mercato monetario a breve termine sono rimasti bassi. Inoltre, sebbene i finanziamenti bancari siano rimasti deboli, crescendo soltanto dell’1,8% su base annua ad agosto, l’indicatore allargato della massa monetaria ha registrato un rialzo intorno al 6% e l’attività economica si è rafforzata. Tuttavia, i risultati modesti sono in parte imputabili alla struttura inadeguata del Qe della Bce: qualora la banca centrale dovesse acquistare tutti i titoli del suo programma QE da istituti non bancari, gli effetti sarebbero maggiori.

In conclusione, nonostante alcune battute d’arresto a breve-medio termine del processo di ripresa, l’attuale espansione del ciclo economico globale potrebbe essere duratura, poiché la crescita inferiore alla media e la bassa inflazione annullano l’esigenza di attuare il genere di politiche restrittive destinate a porre anticipatamente fine alla fase espansiva.

 

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