Una rivisitazione del “fattore Buffett”

Uno dei temi più popolari del nostro blog di quest’anno ha riguardato le small cap. In questo commento esamineremo come la nostra metodologia d’indicizzazione sui dividendi sia connessa al modo in cui Warren Buffett considera le potenziali acquisizioni, i cui aspetti essenziali sono:
Criteri di acquisizione di Berkshire Hathaway Inc.
• Redditività comprovata e costante nel tempo
• Buon valore di ROE (return on equity, indicatore di redditività del capitale proprio) delle aziende con ricorso nullo o scarso all’indebitamento.
La frase principale è “buon valore di ROE delle aziende con ricorso nullo o scarso all’indebitamento”. Tuttavia, la discussione sulla qualità degli investimenti azionari vanta una lunga tradizione e di certo Warren Buffett non è l’unico a menzionarla. Anche il mentore di Warren Buffett, Benjamin Graham, considerato uno dei padri del “value investing” (cioè la filosofia di investimento che considera i dati fondamentali dei titoli), mostra una rigorosa attenzione alla qualità degli investimenti. Nonostante siano in molti a sottolineare soprattutto i criteri indicati da Graham per reperire le imprese poco costose, in realtà il suo approccio attribuisce pari rilevanza, se non maggiore, agli aspetti qualitativi dell’investire.
I tratti distintivi della qualità secondo Benjamin Graham
• “Adeguata” dimensione dell’azienda, a tutela contro le “vicissitudini” del ciclo economico.
• Situazione finanziaria sufficientemente solida, misurata in base al current ratio (il quoziente di liquidità di un’azienda) superiore a 2 e attivi netti superiori all’indebitamento di lungo periodo.
• Stabilità degli utili, positivi per almeno dieci anni di seguito.
• Dividendi che abbiano registrato pagamenti ininterrotti per almeno vent’anni.
• Crescita degli utili per azione con un aumento minimo di almeno un terzo negli ultimi dieci anni.
Il fattore della redditività operativa di Fama e French. Gli studi condotti da Kenneth French ed Eugene Fama giungono a conclusioni analoghe. Nella ricerca del settembre 2014, “A Five-­‐Factor Asset Pricing Model” (letteralmente, “un modello di valutazione delle azioni in cinque variabili”), i due economisti citano la redditività, definita come i ricavi annui al netto del costo del venduto, degli interessi passivi e dei costi operativi. Tutto fratto il valore contabile dell’attivo patrimoniale. Si noti la somiglianza con i criteri di cui sopra indicati da Buffett: un’impresa con una buona redditività (profitti) sul capitale proprio (book value) —in altre parole, un ROE elevato. Ripartire il mercato statunitense in quintili secondo la redditività operativa enfatizza ulteriormente come i titoli di elevata qualità abbiano riportato un andamento migliore degli altri nei periodi di detenzione in portafoglio più lunghi.
graham reddito operativo
I primi due quintili hanno sovraperformato il mercato: i primi due quintili hanno sovraperformato il mercato su due fronti: rendimento medio annuo e Sharpe ratio. In altri termini, la sovraperformance è stata ottenuta senza un significativo aumento del rischio. Graham: perché la qualità può sovraperformare nel lungo periodo La società di gestione patrimoniale GMO, di cui Jeremy Graham è co-­‐fondatore, rappresenta uno degli esempi di spicco dell’investimento qualitativo.
A tale proposito riportiamo il paragrafo seguente, tratto da un lavoro del 2004: “… nonostante molte di queste società tendano a generare profitti elevati anno dopo anno, sono sistematicamente sottovalutate poiché mancano di volatilità. Anziché essere disposti a pagarle più del dovuto, come la teoria finanziaria sembrerebbe suggerire – in considerazione del basso profilo di rischio-­‐ gli azionisti fanno esattamente il contrario: pagano di meno. Di conseguenza, coloro che investono in aziende di elevata qualità riescono a ottenere rendimenti del 15+% anno dopo anno senza spendere cifre eccessive. Ovviamente, in alcuni anni, i titoli di bassa qualità possono segnare un rally e i titoli di alta qualità sottoperfomare. Tuttavia, questi ultimi hanno sempre riportato un andamento migliore nei periodi di detenzione in portafoglio più lunghi. A prescindere dai parametri adottati per individuarli – leva, redditività, volatilità degli utili o beta-­‐ i titoli di qualità hanno sempre superato quelli di bassa qualità”.
In altre parole, il desiderio d’individuare il “prossimo grande successo” tende a esercitare un tale potere sulla psicologia finanziaria che basarsi sulle imprese di qualità ha rappresentato, almeno dal punto di vista storico, una delle vie privilegiate attraverso cui raggiungere una performance superiore.
A cura di WisdomTree Europa

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