La Fed tra rialzo dei tassi ed errori monetari. L’outlook di BNY Mellon

Prima della riunione del 28 ottobre, i future sui tassi Federal Reserve incorporavano una probabilità del 34,7% di un rialzo dei tassi entro dicembre. La mattina del 29 ottobre, la stima era aumentata al 48%, stando a dati Bloomberg. Secondo gli esperti di BNY Mellon, la Fed potrebbe decidere di aumentare i tassi a dicembre anche nel caso in cui i dati sull’occupazione dovessero dimostrarsi relativamente deboli. Ma la forza del dollaro potrebbe influire sulla tempistica finale della stretta monetaria.

Jason Calente, Gestore Senior di Insight Investment (gruppo BNY Mellon), commenta: “Crediamo sia stato un errore, per la Fed, non rialzare i tassi a settembre; un’opportunità perduta. Se davvero la Fed ha intenzione di stringere le politiche monetarie nel 2015, allora si è messa da sola con le spalle al muro, perché adesso non resta altra alternativa che procedere in dicembre, a prescindere dall’andamento dati macroeconomici”.

Secondo Todd Wakefield, Senior Managing Director di The Boston Company Asset Management (gruppo BNY Mellon), “La Fed è sempre più dipendente dai dati macroeconomici. Il mercato, però, ha lanciato un messaggio chiaro: qualsiasi rinvio o posticipo di un rialzo dei tassi crea incertezza e volatilità. Per questo riteniamo che la Fed voglia dare una stretta prima della fine dell’anno, per poi lasciare i tassi a livelli stabili per un bel po’ di tempo, a meno che l’andamento dell’economia non migliori significativamente. Credo pertanto che ci sarà un rialzo a dicembre, e poi più nulla per diversi trimestri”.

Peter Hensman, Global Strategist di Newton (gruppo BNY Mellon), concorda con l’ipotesi di un rialzo dei tassi entro la fine dell’anno. Tuttavia, ritiene che col senno di poi questa decisione potrebbe rivelarsi un errore. “La Fed giustifica la stretta monetaria con i miglioramenti cumulativi nel mercato del lavoro, e ritiene che un rialzo dei tassi possa generare una spirale positiva di aumenti dei salari e dei prezzi di mercato. Tuttavia ci sono pochi segnali che possano comprovare questa tendenza. Pertanto, un aumento dei tassi potrebbe spingere ulteriormente al rialzo il dollaro e mettere sotto pressione le condizioni finanziarie delle aziende del Paese. Una decisione di politica monetaria che potrebbe quindi rivelarsi errata”.

Chris Barries, Gestore di Alcentra (gruppo BNY Mellon), ritiene invece che il primo rialzo dei tassi sarà rimandato a marzo 2016. “La Fed baserà la propria decisione sui dati relativi al mercato del lavoro, che nel mese passato si sono indeboliti – soprattutto se si guarda al settore manifatturiero. Il dollaro forte ha avuto un impatto sugli utili delle società statunitensi e la Federal Reserve sta monitorando attentamente le ricadute per l’occupazione domestica. Inoltre l’istituto ha ammesso di considerare anche i fattori internazionali, e quindi una stabilizzazione dei dati economici globali”.

Anche Wakefield ritiene che la decisione della Fed dipenderà in gran parte dalla forza del dollaro. “Se il valore del dollaro ponderato per gli scambi commerciali dovesse aumentare di un ulteriore 5% oltre al 2% già messo a segno negli ultimi 12 mesi, la Fed rimanderà il rialzo dei tassi”.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!