Il futuro prossimo è nelle mani della Bce? L’asset allocation di Anima Sgr

a cura di Anima Sgr

Italia: maglia rosa tra le Piazze europee La Borsa italiana si sta dimostrando tra le migliori nel 2015, grazie in particolare al ritorno alla crescita economica, sostenuta dai consumi interni, insieme al contributo del Qe delle Bce, che consente di tenere su livelli molto bassi il costo di finanziamento dell’ingente debito pubblico. In Italia, in particolare, si rafforzano le evidenze della ripresa in atto: gli indicatori di fiducia rimangono sui massimi degli ultimi 5 anni; la legge di stabilità in corso di approvazione va poi nella direzione di un graduale calo della pressione fiscale per imprese e famiglie.

Ci attendiamo una certa accelerazione della crescita nel II semestre del 2016. Nel frattempo le ultime stime della Commissione europea sul Pil dell’Italia sono in linea con quelle del governo italiano: +0,9% nel 2015 e +1,5% nel 2016. A settembre, inoltre, è calato anche il tasso di disoccupazione che si è attestato all’11,8%, il livello più basso da gennaio del 2013. Per quanto riguarda l’inflazione si è riscontrata una lieve accelerazione della dinamica dei prezzi a ottobre: secondo le stime preliminari, l’indice Istat dei prezzi al consumo sarebbe aumentato dello 0,2% rispetto al mese precedente e dello 0,3% nei confronti di ottobre del 2014.

A livello settoriale la preferenza resta per il comparto finanziario, alla luce di temi domestici e per le attese di consolidamento in primis e poi trasversalmente ai vari comparti, in un contesto di tassi molto bassi, resta la positività sulle società caratterizzate da buon cash flow in grado di garantire un elevato dividend yield. Visione ancora positiva infine, se pur con la riduzione di alcune posizioni, per il settore dei beni discrezionali e dei media.

Europa: la ripresa sempre più tangibile Per il mese di novembre ci aspettiamo tatticamente un movimento laterale dei mercati azionari europei, con un migliore contributo da parte dei settori difensivi rispetto a quelli ciclici. Tuttavia l’attuale dinamica sulle stime degli utili aziendali rimane in territorio negativo sia in America che in Europa e sarà determinante l’impatto di molte società con una forte esposizione alle economie emergenti, considerando il rallentamento di queste ultime. Importante, inoltre per la chiusura d’anno, la reporting season relativa al III trimestre.

La nostra preferenza rimane per le Borse europee rispetto a quella americana, grazie al contributo che arriva dalla politica monetaria espansiva della Bce e ancora l’incertezza intorno al rialzo dei tassi da parte della Fed. La congiuntura europea continua intanto il suo graduale recupero, grazie in particolare al buon trend dei consumi interni. Fra i segnali positivi, va segnalato che il Pmi del settore dei servizi a ottobre è salito a quota 53,9 punti dai 53,6 di settembre nell’Eurozona; l’indice si è quindi attestato ancora al di sopra dei 50 punti, livello che segna il confine tra crescita e riduzione, per l’ottavo mese consecutivo di crescita.

A livello settoriale la visione è positiva per il settore healthcare considerata la sostenibilità della crescita delle vendite, derivante dai nuovi prodotti lanciati dalle maggiori società farmaceutiche e dalla solidità dei bilanci con l’alta generazione dei flussi di cassa. Positivi anche sul settore tecnologico per il miglioramento dei dati presentati dalle società e il consolidamento previsto; il posizionamento predilige, infine, anche il comparto bancario, in particolare i titoli delle banche dell’area Euro, alla luce delle aspettative positive sulla ripresa economica domestica. La view è neutrale sui beni di consumo con riduzione di peso su società con presenza significativa nell’area asiatica. In ultimo, visione negativa sul settore delle materie prime – considerata la continua pressione sul prezzo delle commodities e dei rischi provenienti dalle economie emergenti – ed anche su quello industriale, viste le ulteriori vicende e ricadute legate al Diesel-gate, lo scandalo che ha investito il colosso automobilistico Volkswagen.

Borse emergenti: l’approccio si mantiene prudente La Cina continua ad essere divisa fra contrazioni economiche e riforme, pertanto il giudizio su questa aerea resta all’insegna della cautela. L’indice dell’attività manifatturiera dell’industria cinese (Pmi) ha fatto segnare un livello del 48,3% in ottobre, ovvero il livello più alto da giugno ma sempre inferiore al 50%, la soglia al di sotto della quale l’indice indica una situazione di stagnazione. Nel frattempo il governo di Pechino ha presentato un piano di riforme a 5 anni, che coprirà il periodo 2016-2020. Fra le riforme più tangibili è prevista l’abolizione della politica del figlio unico e un incremento dei consumi.

Borse asiatiche: la visione resta neutrale Il giudizio su questa area resta ancora neutrale in attesa di vedere i prossimi sviluppi specialmente per quanto riguarda l’economia giapponese. Oltre a Bce e Fed il 30 ottobre si è tenuto anche il meeting periodico della Banca centrale del Giappone (BoJ) che ha convalidato la sua politica monetaria espansiva, ma al contempo, scontentando parte del mondo finanziario, ha sorpreso rimandando al 2017 il raggiungimento dell’obiettivo dell’inflazione a quota 2%, precisando che il ritardo è dovuto all’effetto del crollo dei prezzi energetici, piuttosto che a debolezze strutturali. Peggiorano inoltre le aspettative della BoJ sul PIL del Paese: la crescita nel 2016 sarà dell’1,2% contro il precedente 1,7% stimato.

L’interventismo della Bce rassicura i bond europei All’interno dei portafogli dei fondi obbligazionari di ANIMA viene confermato il posizionamento neutrale sull’area Core, con preferenza relativa su Germania e Francia – sulla parte di curva a 5/10 anni e per i titoli indicizzati all’inflazione – e un sottopeso sui paesi semicore come Belgio, Austria e Olanda.

Per quanto riguarda i titoli di stato italiani viene rinnovato il modesto sovrappeso, con una preferenza per il tratto di curva 5-15 anni e, in misura minore, per gli inflation linked. Sul resto della Periferia rimane moderato il sovrappeso sul Portogallo e sull’Irlanda con preferenza di curva sulla parte 7/10 anni. In generale, però, il team di ANIMA ritiene che sulle obbligazioni governative europee, grazie all’interventismo messo in atto dalla Bce, l’impatto del futuro rialzo dei tassi della Fed, presto o tardi che arrivi, dovrebbe comunque dimostrarsi contenuto. Anche per quanto riguarda i portafogli corporate il posizionamento non cambia: continuano ad essere lunghi di obbligazioni societarie ma con un sottopeso di duration; inoltre, si prediligono ancora emissioni con rendimenti più elevati su orizzonti temporali ravvicinati, anche con un grado di seniority inferiore, piuttosto che emissioni di migliore qualità ma con scadenza più lontana. Per quanto riguarda i titoli high yield si prosegue con un atteggiamento prudente, forte di un’attenta selettività; si ritiene comunque ancora che la qualità del credito europeo sia più favorevole rispetto a quello americano.

Venendo alle valute la view di lungo periodo è ancora positiva sul dollaro e neutrale su sterlina e yen. Va riscontrato, però, che all’indomani delle recenti dichiarazioni della Fed e della pubblicazione degli ultimi dati economici il dollaro si è rafforzato rispetto all’euro, in quanto le aspettative sempre più reali che le due banche centrali prendano definitivamente strade opposte ha già fatto perdere quota all’euro (il dollaro è salito ai massimi da sei mesi sull’euro arrivando a quota 1,07). Il team di ANIMA, pur credendo che l’apprezzamento del dollaro resterà un tema valido anche per il 2016, non crede che possa diventare un fattore così rilevante, tanto da poter essere invocato dalla Fed per dilazionare nel tempo ulteriormente il suo rialzo.

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