I rendimenti delle obbligazioni puntano verso l’alto

di Christophe Donay, Chief Strategist di Pictet Wealth Management

Il rimbalzo dei mercati azionari dall’inizio di ottobre appare ormai per la maggior parte completato. Gli ulteriori guadagni sono infatti legati a una eventuale inversione delle previsioni sugli utili. I tassi di rendimento dei titoli di Stato dei mercati sviluppati tornano a muoversi in direzione del generale rally dei listini, dopo che i timori deflazionistici si sono dissipati e un primo aumento dei tassi da parte della Fed sembra probabile a dicembre. Con l’estensione dell’allentamento monetario della BCE, l’euro dovrebbe indebolirsi nei confronti del dollaro.

Mercati azionari in movimento laterale Il rimbalzo dei mercati azionari si è verificato come previsto a partire dall’inizio di ottobre, grazie al superamento delle percezioni eccessivamente negative circa l’economia globale, e in particolare la Cina. I dati continuano a confermare fondamentali economici globali complessivamente solidi, sebbene la crescita manchi di momentum.

Lo S&P 500 è ritornato nel trading range di circa 2050-2120 che lo aveva caratterizzato da febbraio ad agosto, mentre lo Stoxx 600 ha raggiunto il limite inferiore della sua fascia di oscillazione per lo stesso periodo (circa 380-410). Le flessioni di questa settimana in vista dell’aumento dei tassi da parte della Fed a dicembre non dovrebbero preludere a uno storno importante; per contro, ulteriori guadagni saranno limitati fintanto che le revisioni al ribasso delle stime sugli utili continueranno.

I tassi di rendimento obbligazionari seguono il rally I titoli di Stato si sono mossi in ritardo rispetto al rimbalzo dei mercati azionari, con i tassi di rendimento degli US Treasury decennali che inizialmente sono aumentati solo in misura contenuta. Fino a poco tempo fa, i timori deflazionistici, legati in parte ai bassi prezzi del petrolio, continuavano a frenare il rialzo dei tassi d’interesse a lungo termine.

La situazione è però cambiata dopo i dati molto positivi sul mercato del lavoro negli Stati Uniti della scorsa settimana che, unitamente alle dichiarazioni di Janet Yellen in merito alla necessità di una politica monetaria più restrittiva se le condizioni dell’economia continueranno a migliorare, hanno incrementato notevolmente la probabilità di un aumento dei tassi da parte della Fed a dicembre. I tassi di rendimento degli US Treasury decennali sono subito balzati al 2,33% e quelli dei Bund tedeschi allo 0,70%, dai minimi di metà ottobre rispettivamente dell’1,97% e dello 0,44%, anche se questi incrementi si sono poi leggermente ridotti questa settimana.

La parte a breve della curva dei rendimenti dei titoli di Stato americani si è anch’essa spostata verso l’alto nell’ultima settimana, in previsione del primo aumento dei tassi da parte della Fed: i tassi d’interesse a 6 mesi sono aumentati di 8 punti base, i biennali di 16 punti base e le scadenze a 5 anni di 21 punti base. L’analogo spostamento della curva dei rendimenti tedesca è stato più modesto, con i tassi d’interesse a 6 mesi in rialzo di 2 punti base, i biennali di 2 punti base, e i quinquennali di 5 punti base. Il diverso comportamento tra Stati Uniti ed Europa riflette la divergenza delle politiche monetarie, con la Fed che è pronta ad alzare i tassi mentre la BCE si sta preparando ad annunciare una estensione del suo allentamento monetario a dicembre.

La nostra previsione è ancora che i tassi d’interesse a lungo termine americani saliranno gradualmente fino a circa il 2,7% entro la fine del 2016, dato che la stretta della Fed sarà insolitamente lenta (probabilmente vi saranno solo tre aumenti dei tassi d’interesse da qui al fine 2016). Gli US Treasury decennali dovrebbero quindi fare registrare performance 2015 deludenti (solo intorno al 2%), pur rimanendo interessanti come strumento di protezione dei portafogli contro gli choc dei mercati azionari, considerata la loro correlazione negativa con le azioni.

Il dollaro dovrebbe apprezzarsi ulteriormente La divergenza delle politiche monetaria lascia inoltre prevedere un ulteriore rafforzamento del dollaro nei confronti dell’euro. Il cambio EUR/USD sta ora testando il livello di 1,07; la combinazione di un aumento dei tassi da parte della Fed e dell’estensione dell’allentamento monetario della BCE a dicembre potrebbe spingerlo sotto quota 1,05.

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