Pioggia di dati macro ieri, ma gli operatori guardano solo alla Bce

A cura di Filippo Diodovich, market strategist IG
Gli operatori delle piazze azionarie europee rimangono nervosi sulla scia dell’incertezza su quali stimoli monetari introdurrà la BCE nel prossimo meeting del Consiglio Direttivo di giovedì. Valanga di dati macroeconomici in Italia ieri. Il PIL del terzo trimestre ha evidenziato una crescita dello 0,2% su base trimestrale e dello 0,8% su base annuale. E’ stata così lievemente rivista al ribasso la stima preliminare su base annuale (dal +0,9% al +0,8%, confermato il +0,2% t/t). Migliora il tasso di disoccupazione all’11,5% ma sale la disoccupazione giovanile al 39,8% e diminuiscono gli occupati (-39 mila soprattutto nel lavoro indipendente).
Più confortanti i dati sul comparto manifatturiero calcolati da Markit Economics con gli indici prospettici PMI. Le ultime cifre hanno, infatti, mostrato come la crescita del comparto manifatturiero sia aumentata decisamente, con l’indice di novembre vicino ai livelli più alti segnati durante gli scorsi quattro anni e mezzo, evidenziando un massimo degli ultimi quattro mesi. Il forte rialzo è legato alla debolezza della moneta unica sui mercati valutari e al crollo dei prezzi delle materie prime (soprattutto del petrolio).
Riteniamo che il principale market mover della settimana per l’indice italiano e per gli indici europei sia il meeting della BCE di giovedì. Il mercato sta scontando un Draghi particolarmente accomodante nella prossima riunione. Probabile uno scenario di “sell on news”. Solamente un Draghi sorprendente da un punto di vista dei nuovi stimoli monetari (taglio dei tassi sui depositi, ampliamento del piano di QE con estensione del programma di almeno 6 mesi e incremento degli acquisti) potrebbe alimentare ulteriormente la spinta rialzista degli indici.
Stati Uniti, che delusione dall’indice ISM manifatturiero, mercati non particolarmente mossi. Il settore manifatturiero americano non evidenzia delle prospettive particolarmente positive. Qualche grattacapo in più per i membri della FED ormai “quasi” vincolati a rialzare i tassi già nel mese di dicembre dopo i numerosi pre-annunci di un imminente incremento del costo del denaro.
L’indice ISM manifatturiero è sceso a 48,6% dal 50,1%, segnando nuovi minimi dal dicembre 2012. Le contrazioni più forti sono arrivate dai nuovi ordini, dalla produzione e dai prezzi. Soprattutto il sotto-indice relativo ai prezzi è sceso dal 39% al 35,5% sulla scia della continua discesa dei prezzi delle materie prime.
Nonostante le cifre deludenti manteniamo inalterate le nostre attese su un rialzo di 25 punti base dei tassi d’interesse nella prossima riunione del FOMC del 15-16 dicembre. Ci aspettiamo che i banchieri centrali della FED siano intenzionati a dare ai mercati un segnale forte che l’economia americana, dopo una lunga stagione di tassi zero, sia in grado di sostenere il primo incremento del costo del denaro dal 2006.
Dollaro canadese particolarmente debole, PIL Canada -0,5% a settembre. Sorprendente calo del PIL canadese nel mese di settembre sceso dello 0,5% m/m rispetto ad attese fissate su un PIL invariato. E’ il peggior calo dal 2009. L’economia canadese è particolarmente colpita dai bassi prezzi petroliferi e delle materie prime. Nella giornata odierna il dollaro canadese perde contro tutte le principali valute.

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