Azioni, meglio l’Europa degli Usa. La view di Anima

A cura di Anima Sgr
Per il mese di dicembre ci aspettiamo che le Borse europee rimangano volatili, a causa dei rischi geopolitici, dell’incertezza sull’andamento dell’economia globale e della dinamica negativa sulle stime degli utili aziendali. Oltre alle prossime mosse della Bce e della Fed, a riportare un po’ di incertezza e tensioni sull’andamento dei mercati europei potrà essere l’esito delle elezioni politiche in Spagna, previste per il prossimo 20 dicembre: rappresenteranno un altro banco di prova importante per l’Eurozona e per gli effetti geopolitici che potrebbero produrre, in quanto gli ultimi sondaggi indicano la possibilità di un parlamento “bloccato” con tre grandi partiti che si suddivideranno la maggioranza dei voti.
Per i prossimi mesi la nostra preferenza rimane comunque per le Borse europee rispetto a quella americana, grazie al contributo e al sostegno della politica monetaria espansiva della Bce, a fronte del nervosismo che invece potrebbe crearsi sulla Borsa Usa a causa del cambio di rotta della Fed. A livello settoriale i portafogli dei fondi azionari europei sono sovrappesati sul comparto tecnologico (visto il miglioramento dei dati presentati dalle società e il consolidamento previsto nel settore attraverso opportunità di M&A), dei consumi ciclici e ancora la visione è positiva sul settore dei beni di prima necessità, data la rilevante crescita dei ricavi delle società e la diminuzione delle scorte nei mercati emergenti e in Nord America. Visione, invece, neutrale sui titoli finanziari e negativa su materie prime – vista la continua pressione sul prezzo delle commodity e dei rischi provenienti dalle economie emergenti – e su quello industriale.
Italia: chiusura d’anno positiva. Piazza Affari si sta confermando tra le migliori Borse europee del 2015, grazie al ritorno alla crescita economica, sostenuta in particolare dai consumi interni e dallo stimolo monetario. In Italia si rafforzano, infatti, le evidenze della ripresa economica in atto: gli indicatori di fiducia rimangono sui massimi degli ultimi cinque anni. Inoltre, la legge di stabilità in corso di approvazione al Parlamento, sta andando nella direzione di un graduale alleggerimento della pressione fiscale a carico di imprese e famiglie. L’unico dato negativo è l’evidente peggioramento delle stime di utili attesi nelle ultime settimane: sta pesando, infatti, il deterioramento della situazione internazionale e delle economie emergenti in particolare. Tuttavia, le attese di un rafforzamento del Qe hanno comunque contenuto la correzione contribuendo ad una certa espansione dei multipli.
Sul piano settoriale la preferenza resta per il comparto finanziario, alla luce di temi domestici e per le attese di consolidamento in primis e poi trasversalmente ai vari comparti, in un contesto di tassi molto bassi, resta la positività sulle società caratterizzate da buon cash flow in grado di garantire un elevato dividend yield. Visione ancora positiva infine, se pur con la riduzione di alcune posizioni, per il settore dei beni discrezionali e dei media. Posizionamento neutrale sul comparto delle utilities e dell’energia, negativo sui titoli industriali.
Usa: il giudizio resta negativo. Continuiamo a preferire i mercati europei a quello americano. Il miglioramento dei dati macroeconomici americani sempre più consistente incrementa infatti la probabilità di un aumento dei tassi da parte della Fed nel breve termine. A livello settoriale, ciò ha comportato la sovraperformance del settore finanziario nel corso dell’ultimo mese, mentre i titoli del settore utilities e dei beni di prima necessità si sono dimostrati i peggiori. Anche il settore energetico ha sofferto a causa della discesa del prezzo del petrolio, guidata dall’apprezzamento del dollaro e dai dati sulle scorte. I settori che in prospettiva risultano essere interessanti per il rendimento offerto agli azionisti in termini di cassa generata e a loro destinata sono quello tecnologico, industriale, farmaceutico e consumi non ciclici.
Borse emergenti: attesa per la Fed. Su queste piazze finanziarie il giudizio resta ancora negativo, in quanto in Cina se il taglio dei tassi e gli stimoli alle vendite di immobili e auto avevano alimentato aspettative di riaccelerazione economica, alcuni dati recenti ora invece alimentano sfiducia nella forza della ripresa: i prestiti delle banche smettono di crescere, gli avvii delle nuove costruzioni rallentano, i risultati del III trimestre e le aspettative sul quarto delle società cinesi e globali, con esposizione alla Cina, trasmettono cautela. Il peso azionario della Cina, in aumento di 4 punti negli indici di riferimento da fine novembre, è stato ridotto a neutrale nei portafogli, con ritorno all’enfasi sui settori target di spesa fiscale e incentivi allo sviluppo (ferrovie, agricoltura, ambiente, logistica, internet), rispetto ai settori tradizionali e industriali. Complice l’atteso rialzo dei tassi americani, le valute di alcuni Paesi emergenti – specialmente di quelli esposti ad energia e materie prime – restano esposte alle fuoriuscite di capitale, almeno finché il mercato non consoliderà la convinzione che gli aumenti dei tassi saranno limitati e diluiti nel tempo. I rimborsi dai fondi emergenti, che da inizio anno hanno accumulato fuoriuscite record, contribuiscono a comprimere i multipli di mercato.
Borse asiatiche: approccio ancora neutrale. Per quanto riguarda la Borsa giapponese, archiviata positivamente la stagione degli utili che ha supportato la risalita del mercato nipponico, ulteriore performance nel breve periodo appare legata agli sviluppi macro e monetari in Europa e Stati Uniti, oltre che alla potenziale ulteriore debolezza dello Yen. I dati economici non sono stati particolarmente brillanti e un budget suppletivo di spesa nei prossimi mesi dovrebbe compensare l’attuale fiacchezza. Le società hanno mediamente comunicato cautela sul miglioramento delle condizioni nei prossimi trimestri, ma un significativo taglio delle imposte potrebbe aiutarle già dall’inizio del 2016. Per il resto l’area Pacifico, pur lontana da una congiuntura di vera crisi, rimane in un contesto di generale rallentamento economico non favorevole per le società che operano su quei mercati, specialmente nei settori tradizionali. Per queste ragioni l’approccio su questa area nel complesso resta ancora prudente.

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