Draghi mette fine al rally delle Borse?

Delusione. Questo il sentiment e la reazione del mercato dopo che il presidente della Bce Mario Draghi ha annunciato un’estensione temporale del QE al marzo 2017 e allargato la platea dei titoli acquistabili, senza però aumentare il plafond di 60 miliardi di euro di acquisti al mese come atteso dalla maggior parte degli operatori.

Repentina la discesa dei listini azionari, a comunciare dall’indice Dax che al momento lascia sul campo il 2,6 per cento. Più contenuta la correzione del Ftse Mib, in ribasso dell’1,5% circa. Un movimento che, dal punto divista tecnico ha causato la rottura di importanti livelli di supporto e che, di conseguenza, potrebbe innescare ulteriori ritracciamenti.

E poco importa, in questo contesto, che le stime di dicembre dell’Eurosistema prevedano una crescita del Pil reale dell’Eurozona dell’1,5% nel 2015, dell’1,7% nel 2016 e dell’1,9% nel 2017. E che la Bce abbia mantenuto invariate le stime sulla ripresa in corso in Europa.

Draghi ha inoltre annunciato di attendersi un’inflazione allo 0,1% per il 2015 (in linea con le stime di settembre), all’1,0% nel 2016 (vs. 1,1%) e all’1,6% nel 2017 (vs. 1,7%).

Nel frattempo, negli Usa le nuove richieste di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 27 novembre si sono attestate a 269 mila unità, superiori sia alle attese (268 mila) che al dato rilevato la settimana precedente (260 mila unità). Il numero totale di persone che richiede l’indennità di disoccupazione si attesta a 2,161 milioni, inferiore ai 2,187 milioni attesi.

E se l’Europa inizia a soffrire Wall Street, certo, non gode di buona salute di fronte a un sentiment ora diventato negativo.

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