L’annuncio di Draghi e le ricadute per gli investitori

di Marco Palacino, Managing Director per l’Italia di BNY Mellon IM

I mercati si sono dimostrati delusi dalle dichiarazioni odierne di Draghi. Nell’immediato, l’euro si è rafforzato superando la soglia di 1,08 contro dollaro e i principali mercati europei hanno perso terreno. Nonostante la reazione di brevissimo periodo, crediamo che Draghi possa ben dire di avere, ancora una volta, mantenuto le promesse fatte in precedenza. La BCE continua ad estendere il proprio piano di acquisto titoli, sia a livello temporale sia in termini di emissioni acquistabili. I mercati probabilmente si attendevano un taglio dei tassi di deposito superiore a 10 punti base, ma – proprio come negli annunci passati – il discorso di Draghi  lascia aperta la porta a nuove manovre nel corso dei prossimi mesi, a seconda di quelle che saranno le necessità dell’economia dell’Eurozona.

Cosa comporta per gli investitori la decisione della BCE? Se le stime di crescita dell’istituto per l’Eurozona (+1,5% nel 2015, +1,7% nel 2016 e +1,9% nel 2017) si dimostreranno realistiche, i mercati azionari potrebbero conoscere tre anni di crescita modesta, intervallati però da picchi di volatilità acuta. Ritengo che i listini dei Paesi centrali e semi-centrali dell’Europa saranno favoriti. Per quanto riguarda i titoli di Stato, il programma di QE ha già esercitato pressioni al rialzo sui prezzi aumentando artificialmente la domanda centrale di obbligazioni, a fronte di emissioni relativamente contenute.

I nostri gestori specializzati in reddito fisso di Standish (BNY Mellon) si aspettano che le emissioni di titoli governativi europei diminuiscano ancora nel 2016, scendendo da circa 216 miliardi a 190 miliardi di euro. Questo processo, abbinato all’estensione del programma di QE, potrebbe portare i prezzi dei titoli di Stato a salire ancora, generando guadagni in conto capitale per chi era già investito ma causando non pochi grattacapi a chi invece vorrebbe allocare nuove risorse nel reddito fisso europeo. La costante immissione di liquidità avrà anche l’effetto di mantenere i default del credito societario a livelli relativamente bassi, al netto dell’influenza del prezzo del petrolio (che comunque si avvertirà sugli high yield statunitensi più che su quelli europei).

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