Stati Uniti tra presidenziali e Fed, equity europeo il preferito. La view di Allianz Gi

I temi sul tavolo per il 2016 sono numerosi ma molti di essi puntano in una sola direzione: rallentamento dell’economia mondiale. Tanto che ad Allianz Global Investors prevedono una crescita economica sensibilmente inferiore e più fragile. E la conclusione è che in un contesto di crescita modesta, tassi d’interesse bassi, maggiore volatilità a livello politico e dei mercati, gli investitori dovranno assumere rischio in tutte le asset class per raggiungere i propri obiettivi d’investimento.
“Frenata globale, assenza di deleveraging, problemi strutturali di una Cina ormai in rallentamento continuo, politica monetaria statunitense in bilico e asset class mediamente costose: sono tutti elementi di un unico grande puzzle su cui poi costruire l’asset allocation e soprattutto una strategia di investimento” spiega Neil Dwane, global strategist e Cio equity Europe del gruppo tedesco di asset management. Come comportarsi quindi? “L’Europa è stata la sorpresa del 2015: all’inizio dell’anno le aspettative di crescita economica erano molto basse, ma l’avvio del Quantitative Easing della Banca Centrale Europea e la persistente debolezza dell’Euro hanno contribuito ad un aumento della crescita nel corso dell’anno, all’1-1,5% circa. Inoltre, è evidente che le politiche della BCE e la supervisione a livello normativo delle banche dell’Eurozona stanno finalmente immettendo credito nel sistema economico, favorendo gli investimenti e l’occupazione. Quest’ultima, a sua volta, sostiene le vendite al dettaglio e i consumi, che hanno beneficiato anche della diminuzione del prezzo del petrolio. Restiamo fiduciosi che l’Europa possa confermare questi tassi di crescita nel 2016, supportata dal forte impegno della BCE a mantenere l’euro sugli attuali livelli attraverso il QE.”
E per quanto riguarda gli Stati Uniti? “Negli Usa, nonostante il calo della disoccupazione e il basso prezzo del petrolio, sia i consumi sia gli investimenti si sono rivelati più deboli delle previsioni e ci attendiamo un andamento analogo anche nel 2016, con una crescita economica intorno al 2-2,5% circa. Tuttavia, nel 2016 i riflettori saranno puntati sulle elezioni statunitensi che si terranno a novembre, per le quali né i Democratici né i Repubblicani sembrano aver scelto il loro candidato definitivo”. Le valutazioni azionarie dell’Europa continuano quindi a essere più attraenti di Stati Uniti e Giappone, mentre quelle dei mercati emergenti sono già ora convenienti, ma non ancora abbastanza. Anche il comparto delle obbligazioni sovrane non risulta interessante per gli investitori alla ricerca di rendimento, e gli elementi a favore del debito dei mercati emergenti sono diventati ora meno chiari.
E sul versante obbligazionario? “Il 2016 sarà probabilmente caratterizzato dal primo importante movimento di divergenza delle politiche monetarie, nel momento in cui la Federal Reserve statunitense inizierà ad aumentare i tassi – spiega Mauro Vittorangeli, Cio Conviction Fixed Income – Con Giappone ed Europa in piena fase di Qe, la Cina è diventata sempre più attiva nel sostenere la sua economia attraverso la politica monetaria. La Bce probabilmente amplierà e testerà ulteriormente la propria libertà di manovra, per consentire ad alcune delle economie europee più vulnerabili di crescere ed evitare in modo duraturo la deflazione”.
Come operare quindi? “Crediamo fortemente in un approccio attivo nella selezione dei titoli e nell’asset allocation per generare quei rendimenti che un ‘cheap beta’ probabilmente non sarà in grado di offrire – conclude Dwane – Il reddito derivante da investimenti opportunamente selezionati sui mercati azionari, del credito e in strumenti alternativi offrirà agli investitori rendimenti meno volatili, così come il reddito derivante da investimenti di lungo periodo decorrelati e meno liquidi, come le infrastrutture”.  M.M.

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