Fed vicina al rialzo, ma il dollaro… La view di Petercam

A cura di Hans Bevers, Senior Economist, Petercam Iam
Non sorprende di certo che per molti osservatori, con la Federal Reserve vicina al primo rialzo dei tassi dal 2006 e la Banca centrale europea pronta ad annunciare ulteriori stimoli a dicembre, l’unica strada che il dollaro può percorrere è al rialzo. Forse, hanno ragione. Tuttavia, un ulteriore rafforzamento del dollaro non deve essere dato per scontato. Infatti, ci sono molte ragioni per cui saremmo prudenti nell’aspettarci un apprezzamento del biglietto verde.
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Source: Datastream, Degroof Petercam

  1. La maggior parte degli eventi, se non tutti, sono già prezzati dai mercati. Per esempio, il primo grafico mostra come i mercati valutari abbiano già ampiamente previsto la divergenza tra i percorsi di politica monetaria di Fed e BCE.
  2. Il dollaro è già molto costoso rispetto all’euro. Secondo lo standard della parità del potere di acquisto (PPP), un metodo di valutazione per il lungo termine, il dollaro inizia a sembrare costoso (secondo grafico).
  3. Ci sono altri elementi in gioco. La bilancia delle partite correnti dell’Eurozona, attualmente al +3%, è chiaramente positiva, mentre gli Stati Uniti registrano un deficit di circa il 2,5%. Inoltre, le prospettive cicliche per gli utili dell’area della moneta unica stanno migliorando, mentre gli USA devono affrontare, in tale ambito, alcuni ostacoli.
  4. Evidenze storiche. Quanto accaduto durante i cicli di stretta monetaria avviati a inizio 1994 e a metà 2004 mostra che il dollaro si è rafforzato significativamente in entrambi i casi, prima del rialzo dei tassi, ma si è subito dopo indebolito rispetto alla maggior parte delle valute dei partner commerciali degli USA, rimanendo al di sotto del livello del primo rialzo negli anni seguenti.

 
E’ vero, gli andamenti passati non garantiscono i risultati futuri. Allo stesso tempo, però, ciò vuol dire che non è scontato che il dollaro si rafforzerà quando la Fed avvierà la stretta monetaria. Il risultato è che, nonostante l’attesa per la prima mossa dell’Istituto centrale americano, la maggior parte dell’apprezzamento del biglietto verde sembra essere ormai alle nostre spalle e non si dovrebbe dare per scontato un tasso di cambio USD/EUR più forte.

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