Indipendenti no, autonomi sì

A cura di Sara Mortarini, ITForum News
L’attesa costituzione di un albo unico dei consulenti finanziari in Italia è al rush finale, dopo anni di speranze e aspettative deluse. Dopo che la commissione Bilancio della Camera ha approvato un emendamento presentato da Giulio Cesare Sottanelli (Scelta Civica), che trasferisce la riforma dell’attività di consulenza finanziaria – con alcune modifiche rispetto al testo del ddl Marino – nella legge di Stabilità per il 2016, anche il Senato ha dato il via libera. Dunque, semaforo verde alle novità. Vediamo quali.
In base alla proposta di riforma, il nuovo Albo si chiamerà “Albo unico dei consulenti finanziari” e ospiterà sotto uno stesso tetto – ma in tre sezioni distinte – i consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede (gli attuali promotori finanziari), i consulenti finanziari “autonomi” (ovvero i consulenti fee only) e le società di consulenza finanziaria.
Ci sono alcune novità rispetto al testo di riforma precedente. Da un lato il nuovo testo prevede l’apertura agli agenti di assicurazione persone fisiche iscritti nel Rui (Registro unico degli intermediari assicurativi e riassicurativi): questi portanno far parte del nuovo Albo nella sezione dei consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede, su rischiesta e dopo aver sostenuto una “prova valutativa semplificata”. Dall’altro lato c’è la questione della denominazione dei consulenti fee only, una questione che ha scaldato gli animi di professionisti e addetti ai lavori.
Nell’emendamento a firma Sottanelli infatti, la nuova denominazione sarà quella di consulenti finanziari autonomi: sparisce dunque, come richiesto dalla categoria dei promotori finanziari (in particolare dall’Associazione di categoria, Anasf), la parola “indipendenti”, rivendicata invece a gran voce dai consulenti a parcella.
“Il provvedimento di riorganizzazione dell’attività di consulenza finanziaria rappresenta un notevole progresso del nostro sistema finanziario perché consente l’applicazione di un principio di concorrenza tra gli operatori che prestano il servizio di consulenza in materia di investimenti a favore della clientela retail”, commenta a caldo Massimo Scolari, presidente di Ascosim, interpellato da Itf News. “Con il nuovo Organismo potranno operare anche consulenti (persone fisiche e società) che non sono collegati agli intermediari finanziari. Gli investitori avranno maggiori possibilità di scelta tra i consulenti che lavorano per una banca e i consulenti indipendenti. Ci sarà maggiore concorrenza che farà bene a tutto il mercato”.
Quanto alla disputa sul nome, Scolari abbassa i toni della polemica e cerca di guardare al quadro complessivo: “La nostra associazione ritiene che il termine di consulenti finanziari indipendenti sia più appropriato, lo abbiamo spiegato anche alla luce di una attenta lettura delle Direttive Comunitarie. Tuttavia credo che la terminologia, per quanto parzialmente inappropriata, non diminuisca la portata del positivo cambiamento. Nelle relazioni con i clienti e sul mercato si imporranno alla fine le terminologie più consone alle diverse figure finanziarie. Infine ricordo che, con Mifid2, la dichiarazione di indipendenza del servizio prestato diventerà obbligo di legge”.
Decisamente più agguerrito il presidente di Nafop, Cesare Armellini, secondo cui “il cambio di nome confonderà i risparmiatori, contravvenendo a quanto richiesto in termini di trasparenza da MiFID 2. Non ci saremmo mai aspettati un blitz di questo genere proprio dai soggetti con i quali in futuro dovremmo condividere la cosiddetta Casa della Consulenza”, dice Armellini a Itf News. “Siamo gli unici soggetti in possesso del requisito di indipendenza soggettiva previsto dall’art. 5 del decreto 206/2008. Perché toglierci l’aggettivo che caratterizza la nostra peculiarità? Perché fa paura la denominazione di consulenti indipendenti? E perché i promotori, che nella Mifid sono chiamati tied agent, con questo emendamento vengono ribattezzati consulenti?”.
La proposta di riforma prevede anche il trasferimento delle funzioni di vigilanza di primo livello dalla Consob ad Apf, l’organismo per la tenuta dell’Albo. Rimarrà invece in capo alla Commissione la vigilanza di secondo livello.

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