Cir, ecco di cosa si tratta

Forse, per alcuni dei risparmiatori italiani l’acronimo non evoca certo investimenti profittevoli: Cir. Questa volta non si tratta di bond corporate della Compagnie Industriali Riunite ma dei Conti individuali di risparmio, uno strumento allo studio del Governo italiano per consentire alle famiglie di investire in bond governativi, ossia titoli di Stato, con una serie di vantaggi fiscali per gli investitori (rendimento esentasse e deducibilità del 23% della somma investita) e permettere allo Stato di  finanziare le infrastrutture nazionali. L’idea è di farli partire a gennaio dell’anno prossimo.

Nel dettaglio, il progetto prevede che ogni individuo possa investire fino a un massimo di 3mila euro all’anno per non più di 90mila euro complessivi. I sottostanti ai Cir saranno i Btp con scadenza minima a cinque anni. Per quaqnti manterranno in portafoglio i Cir fino a scadenza, come detto, il rendimento non verrà tassato, la somma investita sarà deducibile al 23%, inoltre plusvalenze e minusvalenze non incideranno sul calcolo dell’Irpef e non saranno gravati da imposte su donazione e successione.

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