Crisi emergenti, le conseguenze di un contagio

A cura di Wings Partners Sim

Il sell-off che interessa i Paesi emergenti si sta diffondendo a macchia d’olio, una situazione che impatterà negativamente sulla crescita globale. Secondo JP Morgan anche le economie più mature inizieranno a breve a risentire dell’effetto contagio, che si andrà a combinare con le controindicazioni derivante dalla fine delle politiche monetarie ultra-espansive.

Le nazioni in via di sviluppo non godono più del favore degli investitori, in favore di un rientro dei capitali negli Stati Uniti dove i tassi d’interesse sono tornati ad essere appetibili. Una chiara evidenza si ha paragonando l’andamento dell’indice azionario di riferimento di Wall Street, l’S&P 500, con l’indice MSCI dei mercati emergenti. La situazione all’interno di tale gruppo risulta tuttavia difforme, con Pechino vanta alcune armi per eventualmente contrastare la fuga degli investimenti stranieri, disinvestendo dai titoli di Stato a stelle e strisce e generando un flusso di denaro in direzione opposta e colmando le lacune lasciate dalle risorse estere. Un discorso che non vale però per tutti gli Stati, spiegando le maggiori difficoltà riscontrate da Turchia e Argentina con le valute sotto pressione e l’avvio di una spirale inflazionistica difficile da controllare.

Il deterioramento della situazione secondo alcune banche d’affari dovrebbe trasferirsi anche sulle economie avanzate, dato che un deprezzamento valutario rischia di generare un afflusso di beni a basso costo in grado di minare la competitività dei prodotti locali, tornando a riscontrare una pressione negativa sui prezzi e minando la fiducia dei consumatori.

Inoltre, gli inve-stitori asiatici hanno quote rilevanti di investimenti anche nel Vecchio Continente e le necessità di rimpatriare fondi rischia di mettere sotto pressione i mercati finanziari anche in Europa. Da non dimenticare inoltre che la Cina è divenuto un mercato di sbocco importante nella crescita delle esportazioni, la cui assenza inficerebbe sulla crescita del PIL, riportando l’area della moneta unica in una situazione di recessione.

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