Rame, Freeport-McMoRan, Cru e JP Morgan prevedono rialzi

A cura di Wings Partners Sim

È partita l’LME Week, la settimana dedicata alla piazza londinese, con i principali trader, analisti, investitori e utilizzatori di materie prime a livello mondiale che si riuniscono ed espongono le proprie analisi, mentre alcuni operatori si accordano sui contratti per l’anno successivo.

In questo scenario, Freeport-McMoRan ha evidenziato come i clienti cinesi stiano esprimendo fiducia sulle prospettive della domanda, nonostante la guerra commerciale con gli USA, convinti che (se necessario) Pechino interverrebbe con investimenti infrastrutturali che darebbero un impulso alla domanda di rame.

Positive anche le aspettative di lungo termine, con le proiezioni della compagnia che vedono un incremento degli utilizzi determinato dalla diffusione di veicoli elettrici, mentre la produzione non riuscirà a tenere il passo risultando in un ampliamento del deficit e una salita dei prezzi.

Al momento si registra una carenza di concentrati di rame, che dovrebbe confermarsi anche il prossimo anno ed ha già portato ad una riduzione delle sorte ufficiali di rame presso le Borse.

Anche CRU e JPMorgan puntano sul rame come principale indiziato per prossimi rialzi delle quotazioni, con la banca d’affari che si sbilancia prospettando un rialzo del 10% nei prossimi sei mesi (nonostante la possibile prose-cuzione della guerra commerciale tra USA e Cina).

Come previsto, le prime testimonianze rialziste non mancano di avere un effetto positivo sui prezzi dei metalli, determinando un recupero per il rame verso area 6.250 dollari per tonnellata questa mattina, dopo aver avvicinato ieri il livello di supporto psicologico a 6.100.

Principale protagonista del recupero è lo zinco che guadagna il 2,5% e si porta in vista dei 2.700 dollari per tonnellata, seguito dal piombo che avvicina nuovamente i 2.000 dollari.

Positivo l’avvio delle contrattazioni anche per il nickel, che guadagna oltre l’1% e riavvicina il primo livello di resistenza rappresentato dai 13.000 dollari, mentre rimane pressoché invariato lo stagno a 18.900.

Un discorso a parte per l’alluminio, che torna a scambiare nella zona mediana della fascia di oscillazione compresa tra i 2.020 ed i 2.100 dollari, con un’incertezza sul futuro delle forniture Rusal che continua a determinare un’inde-cisione degli operatori. Secondo alcuni analisti, la rimozione delle sanzioni al produttore russo proietterebbe nuovamente i prezzi al ribasso, con target in area $1.800, secondo Harbor Intelligence.

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