Recovery Fund: quali prospettive per il mercato azionario?

I leader europei hanno finalmente raggiunto uno storico accorso sul tanto atteso “Recovery Fund”: 390 miliardi di euro sotto forma di trasferimenti e 360 miliardi sotto forma di prestiti, con l’Italia primo beneficiario netto. Ma cosa vuol dire tutto questo e come si può riflettere nella scelta dei titoli?

Il primo punto da toccare, a discapito di quello che notano in molti, non è l’ammontare del piano bensì il “precedente” che si è venuto a creare con questo accordo, il che costituisce un nuovo strumento nelle mani dei Governi per fronteggiare crisi future. Con la costituzione del Recovery Fund, inoltre, nasce una prima bozza di bond europei, un asset importante che rappresenta una pietra miliare per il processo di integrazione comunitaria.

Il secondo punto ci riguarda ancora di più da vicino come Paese Italia e come mercato italiano. Infatti, le risorse erogate con il recovery fund, unite alla sospensione (temporanea) del patto di stabilità, pongono le basi per importanti riforme strutturali per il nostro Paese, da troppo tempo abituato ad un “crescita” asfittica del PIL. Le risorse, se canalizzate verso la giusta direzione (infrastrutture, sanità, digitalizzazione ecc.), possono portare ad una crescita del prodotto interno lordo impensabile fino a qualche anno fa. Il tutto ovviamente non è privo di rischi dato che bisogna passare per la volontà politica e di indirizzo degli investimenti. Tuttavia, a nostro avviso il mercato oggi non sconta quasi per nulla il circolo virtuoso investimenti-crescita che si può innescare.

Come investiamo sul mercato italiano?

Partiamo dalle performance dei principali indici europei da inizio anno. Come possiamo vedere, solo l’indice tedesco si avvia verso la parità da inizio anno, con l’Italia in linea con la Francia, e la Spagna ancora oltre il -20%. Le performance ci fanno quindi capire che il mercato ancora è scettico circa il recupero dei livelli pre-Covid per la periferia, nonostante sia vista come la maggior beneficiaria degli investimenti Europei.

Guardiamo in dettaglio il mercato italiano, e vediamo come si sono comportati da inizio anno i tre indici principali: Ftse Mib, Ftse Mid Cap e Ftse Small Cap. Come possiamo vedere, contrariamente alle performance storiche, il Ftse Mib sovraperforma rispetto agli indici delle società di media e piccola capitalizzazione. La motivazione principale è da ricercarsi in una dinamica di flussi: gli investitori (specie esteri) seppur positivi sull’Italia non sono ancora così convinti da spingersi a comprare titoli più piccoli e legati al ciclo. Al contrario, invece noi crediamo sia questo il momento di iniziare a posizionarsi su quelle storie che beneficeranno dei macro temi come investimento infrastrutturale, digitalizzazione e green economy. L’identikit della società target è quella che presenta:

  • basso livello di indebitamento, di modo che possa espandersi per linee interne ed esterne;
  • Profittabilità sostenibile meglio se presente in una nicchia di mercato;
  • Presenza internazionale. Non dimentichiamoci che i soldi del recovery fund non arriveranno solo a noi ma anche agli altri Paesi europei ed è importante essere presenti nell’indotto produttivo internazionale;
  • Management con track record consolidato. Questo 2020 ci ha dimostrato quanto sia importante per un investitore affidarsi ad aziende ben gestite e che sanno affrontare i periodi di volatilità.

Passando alle valutazioni, in una fase come quella attuale può essere fuorviante affidarsi alle classiche metriche di valutazione perché c’è troppa variabilità nelle stime. Tuttavia, una buona bussola può essere il rapporto prezzo/valore contabile dei mezzi propri (P/BV).

Il grafico mostra che siamo ben lontani dai valori massimi e, inoltre, se guardiamo al Ftse Mid Cap (linea rossa) siamo a meno della metà del 2017.

Infine, parlando dell’indice Mid Cap Italia, segnaliamo una forte correlazione con l’andamento del Dax tedesco. Il motivo risiede nel fatto che la nostra industria manifatturiera è fortemente legata a quella tedesca e le nostre aziende sono i principali fornitori dei colossi teutonici. Come vediamo nel grafico che segue lo sconto a 5 anni è arrivato su livelli importanti.

Posizionamento strategico e conclusioni

Per più di un decennio le banche centrali hanno giocato il ruolo di protagoniste indiscusse della scena economica, ma oggi siamo dinanzi a un cambio di paradigma in cui le politiche fiscali saranno sempre più importanti. L’Italia è chiamata a fare la sua parte e può dare una svolta importante al suo sentiero di crescita grazie al canale degli investimenti. Questo nuovo corso di politica economica potrebbe, a nostro avviso, avvantaggiare il tessuto produttivo delle realtà medio piccole che tutto il mondo ci invidia.

Il posizionamento nei nostri portafogli rimane orientato verso aziende che mostrano tutte le carte in regola per beneficiare degli investimenti infrastrutturali e della crescita della green economy. L’identikit ideale è da ricercare nelle società medio piccole, che sono rimaste per troppo tempo lontane dai radar del mercato. Come dimostrato in basso, i multipli presenti nei nostri fondi riflettono questo posizionamento.

Infine, come si vede dal grafico in basso, riteniamo che le differenze di performance tra gli stili growth e value in Europa abbiano raggiunto un livello critico e che da qui in poi sia lecito aspettarsi un’inversione.

A cura di Antonio Amendola, co-gestore di Italia ed Europa di AcomeA SGR

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