L’indebolimento del dollaro sostiene i metalli preziosi

A cura di Etf Securities

Il prezzo dell’oro è salito dell’1,4% dopo l’indebolimento del dollaro USA per effetto dei toni più distesi dei verbali della Fed. Nell’ultima settimana gli ETP sull’oro hanno registrato afflussi per 40,5 milioni di USD. I verbali dell’incontro di dicembre del FOMC hanno evidenziato l’ottimismo della Fed circa le prospettive di crescita dell’economia statunitense, ampliando così i margini per un aumento dei tassi d’interesse. Secondo il FOMC, tuttavia, su tale prospettiva continuano a gravare rischi legati in particolare alla politica fiscale e alle ripercussioni negative di un dollaro più forte. Nell’insieme gli operatori di mercato hanno ridotto le aspettative di aumento dei tassi, lasciando intendere che il prossimo rialzo potrebbe avvenire a giugno. “Il dollaro più debole, abbinato al miglioramento dell’attività manifatturiera statunitense e cinese, ha dato impulso anche ai prezzi del platino e del palladio che la scorsa settimana sono rispettivamente aumentati del 5,7% e del 10,2%”, dichiara Massimo Siano, Executive Director – Head of Southern Europe presso ETF Securities.

Gli investitori hanno ridotto l’esposizione agli ETP long su EUR/USD. A dicembre il rapporto sull’occupazione USA ha evidenziato un aumento dei salari dello 0,4%, il dato più robusto dal 2009 nonostante la delusione per la crescita mensile dell’occupazione nel mese, di appena 156.000 unità. Le indicazioni contrastanti emerse a dicembre dal rapporto sull’occupazione USA e dai verbali della Fed hanno interrotto la corsa del dollaro USA iniziata a novembre, inducendo alcuni investitori ad abbandonare le posizioni rialziste. La settimana scorsa gli ETP short sull’USD e long sull’EUR hanno evidenziato deflussi per 95,7 milioni di USD”, continua Siano.

Gli ETP sul greggio hanno registrato deflussi per 17,9 milioni di USD dopo che il Dipartimento dell’Energia USA ha reso noto il massiccio incremento delle riserve di distillati. Il petrolio si è leggermente apprezzato in seguito all’annuncio del taglio della produzione dell’Arabia Saudita, a partire da ottobre, di almeno 486.000 barili al giorno. Tuttavia, la scorsa settimana tale guadagno si è azzerato dopo l’emergere di 18 milioni di barili aggiuntivi di scorte statunitensi di petrolio e gasolio; in più sono crollati i prezzi sia del metano che del carbonio, rispettivamente del 10,8% e del 23%. “La contrazione dei prezzi è stata innescata dalle previsioni di temperature più miti negli Stati Uniti e da un taglio alle quote di anidride carbonica previste dal sistema di scambio delle quote di emissione UE (Sistema UE ETS)”, aggiunge Siano.

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