A cura di Craig Botham, Emerging Market Economist, di Schroders
La decisione della Banca centrale brasiliana di tagliare i tassi di interesse di 75 punti base, invece che dei 50 pb previsti, è una sorpresa che covava da un po’. Infatti, l’attività economica in Brasile è stata costantemente inferiore alle attese sia dei mercati sia della Banca centrale, anche se valutata in un contesto complesso come quello attuale. Inoltre, l’ultimo taglio dei tassi di interesse da parte dell’Istituto centrale è stato di soli 25 pb, la metà di quanto la maggior parte degli economisti riteneva necessario. Dunque, da molti punti di vista, la più aggressiva decisione presa ieri rettifica un errore precedente.
La cautela precedentemente assunta dalla Banca centrale pare essere stata sopraffatta da una raffica di dati macro deboli. Pur in miglioramento, le vendite al dettaglio e la produzione industriale indicano in effetti un’economia ancora in recessione.
Fortunatamente per la Banca centrale, l’attività economica modesta fa sì che le pressioni inflative si stiano indebolendo. L’inflazione headline si colloca al momento nella fascia alta del target della Banca, per la prima volta da dicembre 2014. Le previsioni dell’Istituto centrale sull’inflazione sono state poi riviste al ribasso, al 4,4% per il 2017, lasciando dunque spazio a tagli dei tassi maggiori rispetto a quanto scontato dai mercati. Ciò vuol dire che potremmo vedere i tassi scendere sotto il 10% quest’anno – e dunque tagli per altri 300 pb.
Famiglie e imprese, che continuano a faticare a causa del pesante costo del credito, hanno accolto con favore la mossa di allentamento monetario attuata dalla Banca centrale, che probabilmente però ancora non darà avvio a una fase di re-indebitamento. Sebbene le banche commerciali abbiano già ridotto i tassi, in linea con la decisione della Banca centrale brasiliana, la disoccupazione continua a salire e lo farà ancora per un po’ di tempo dopo che il PIL si riprenderà. Inoltre, c’è il rischio che la crescente incertezza politica possa pesare sulla fiducia delle imprese e, di conseguenza, sulla spesa per capitale. Per adesso, manteniamo inalterate le previsioni sulla crescita del PIL per il 2017, a un +0,6% piuttosto anemico.