Banche, 10.000 nuove assunzioni entro il 2023

A cura di Antonio Potenza

Il 2021 si presenta come un anno di cambiamenti, non solo per la nuova compagine governativa, ma anche in relazione alle trasformazioni tecnologiche. La previsione è che infatti entro il 2023 le banche assumano oltre 10mila nuove risorse. Di queste solo il 50% sarà proveniente da lauree economiche, più del 30% invece avrà una formazione STEM (Sciences, Technology, Engineering, Mathematics). È quanto risulta da un’indagine condotta da Il Sole 24 Ore su dieci tra i maggiori istituti di credito, che nei piani industriali dei prossimi tre anni – accanto ai noti piani di prepensionamenti – prevedono l’assunzione di 10.000 nuovi dipendenti. La causa principale di questa inversione di rotta è sicuramente la trasformazione digitale in atto nel settore, che richiede skills tecnologiche finora poco diffuse nelle banche.

Le principali promotrici sono chiaramente le due grandi banche Intesa Sanpaolo e UniCredit. Secondo i piani delle due big, per il triennio 2021-2023, è previsto un aumento del personale dipendente: 3.500 per il gruppo Intesa Sanpaolo, 2.600 per UniCredit, a fronte di uscite e prepensionamenti. La media è praticamente di un nuovo assunto ogni due uscite, possibili grazie alla legge su quota 100.

La ristrutturazione del settore è destinata a proseguire ancora per molti anni. Curioso capire a fronte della riduzione delle filiali, vista la forte digitalizzazione dei servizi, come stiano cambiando i profili professionali richiesti dalle banche. Ancora più interessante è vedere da quali facoltà universitarie si andrà ad attingere per potenziare il personale. Si diceva, virata verso le STEM.

Secondo le indicazioni al report del Sole 24 Ore e dalle indicazioni arrivate dagli uffici HR, emerge che la quota dei laureati in economia rimarrà in percentuale maggiore. Rimane stabile al 20%, invece, la provenienza di dipendenti dalle facoltà umanistiche e giuridiche. Per più del 30%, invece (ed è questo il dato di particolare interesse) le banche attingeranno le risorse dalle STEM.

La scelta è giustificata dalla necessità di rafforzare le nuove professionalità di cui il settore ha bisogno, più precisamente: sviluppatori di software e di architetture di information technology, specialisti di user e custodir experience, data scientist e analisti dei dati.

L’avvento del digital banking rimane quindi il driver di cambiamento principale, ma non l’unico. Infatti, appare sempre più essenziale per le banche contattate dal Sole24ore, la collaborazione tra gli istituti e i principali atenei universitari.

Innovazioni e cambiamenti, dunque, figli del loro tempo: sarà accentuato lo smart working che, dopo il test riuscito durante la fase acuta della pandemia, è destinato a entrare nel “new normal” delle banche assieme alle nuove figure professionali che trasporteranno il comparto verso un nuovo modo di fare banca.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!