Utili societari e tassi d’interesse, quale futuro?

A cura di Scott Berg, Portfolio Manager, Global Growth Equity Strategy, T. Rowe Price

Restiamo ottimisti nei confronti dei mercati azionari e, cosa più importante, degli investimenti in portafoglio dati i ritorni positivi che intravvediamo nel corso del 2017 e oltre. Tuttavia, si avverte nei mercati un clima di sovreccitazione riguardo alle politiche di Trump e ci aspettiamo che, quando nel corso dell’anno le speranze si scontreranno con la realtà, la dinamica positiva mostrata dai settori più ciclici e dai titoli value rallenterà. Nel medio termine il fattore determinante sarà verosimilmente la crescita degli utili, un contesto dove ci sentiamo a nostro agio visto che privilegiamo l’approccio bottom-up e una maggiore redditività.

È, tuttavia, importante che gli utili migliorino a livello aggregato. La dinamica degli utili societari è deludente da tempo, una situazione che si è prolungata più del previsto. Al momento, è importante chiedersi se la tendenza dell’estate scorsa di “arresto del peggioramento” abbia la forza di diventare un “inizio di miglioramento”.

Per spiegare i motivi per cui le prospettive degli utili sono importanti oggi per ogni investitore globale, la figura in pagina e, in particolare, il quadrante in alto a sinistra mostrano il contesto in cui abbiamo vissuto per gran parte degli anni della ripresa dei mercati azionari a partire dal 2008: un contesto di tassi d’interesse calanti e utili societari in crescita che ha generato rendimenti azionari straordinari.

Utili societari e tassi d'interesse

È, tuttavia, importante notare che tale regime è finito verso il 2014-2015, quando gli utili hanno smesso di crescere e l’allentamento quantitativo ha raggiunto i suoi limiti naturali. Questo mutato scenario e la naturale avversione del mercato nei confronti del cambiamento e dell’incertezza spiegano la volatilità che ha investito i mercati. Il cammino futuro è decisivo per lo scontro in atto tra le forze rialziste e quelle ribassiste.

Se è vero che a inizio 2016 ci si è focalizzati sul tracollo economico e sul rialzo dei tassi generato da una “crisi del credito II” (quadrante in basso a destra), è pur vero che negli ultimi mesi il mercato si è effettivamente mosso verso lo scenario descritto nel quadrante in alto a destra, dove i tassi d’interesse cominciano a essere innalzati deliberatamente sulla scia di un significativo miglioramento dell’economia globale e di un concomitante aumento della crescita dell’inflazione e degli utili. Questa svolta della fiducia è in parte il motivo per cui è stato molto difficile operare nel 2016, date le forti oscillazioni che lo hanno segnato.

L’ultimo scenario possibile è che nella sostanza non cambierà nulla in termini di sempre minore efficacia dell’allentamento quantitativo e di ulteriori difficoltà sul fronte della redditività delle imprese… praticamente una replica di quel che è accaduto per quasi tutto il periodo durante il quale gli utili e la crescita cominciarono a rallentare nel 2014 (quadrante in basso a sinistra). Benché questo non sia di per sé uno scenario disastroso, esso rappresenta la “nuova normalità” che aveva preoccupato gli investitori sin dal momento in cui sono diventate chiare le conseguenze e i mutamenti strutturali che la crisi finanziaria globale del 2008 portava con sé.

La nostra opinione è che il futuro ci stia con molta probabilità conducendo verso il quadrante in alto a destra, ma a un ritmo molto più modesto e lento rispetto alla dinamica esibita dal mercato nel quarto trimestre del 2016. Tale contesto dovrebbe favorire le azioni e, in particolare, le società in grado di incrementare gli utili contando solo sulle proprie forze in un mondo di crescita modesta. Ciò comporterà, tuttavia, una strada più lunga e impervia, con molti ostacoli da superare. Cosa ancora più importante, intravvediamo fondamenta solide che favoriscono lo sviluppo di un mercato di stock picker. Le correlazioni azionarie si sono già ridotte, offrendo maggiori opportunità per sfruttare la disparità delle dinamiche aziendali.

Nel complesso confermiamo il nostro ottimismo, convinti che l’azionario globale possa ancora offrire rendimenti solidi nei prossimi 12-24 mesi. Le incertezze macroeconomiche continueranno a pesare su qualunque contesto, ma nel lungo termine i titoli azionari sono trainati dalle valutazioni, dalle modifiche della capacità di generazione di utili e dalla generazione di flussi di cassa. Siamo convinti che questi pilastri fondamentali alla fine rimarranno saldi e immuni agli eventuali cambiamenti che interverranno nell’attuale ciclo azionario, permettendoci di continuare a realizzare i nostri obiettivi di rendimento a lungo termine.

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