Il Treasury a 10 anni si mantiene intorno al 2,40%

A cura di Giuseppe Sersale – Strategist di Anthilia Capital Partners
Colpi di coda dei Repubblicani rasserenano il quadro a Washington. Il CPI europeo di marzo da ragione alla prudenza ECB? Migliora la stima del GDP US del quarto trimestre..
Dopo lo scossone della scorsa settimana, il trend di chiusure marginali sembra ripreso a Wall Street, nel senso che se si esclude il rimbalzo di lunedi, le chiusure dell’S&P dell’ultima settimana sono comprese tra il -0.11% di giovedi scorso e il +0.11% di ieri, con livelli di attività assai ridotti. Sorprende poco che il Vix sia crollato nuovamente sui minimi storici.Vedremo cosa succede.
Apparentemente, la calma è in parte dovuta ad un miglioramento del clima politico in US. Numerosi media hanno riportato summit di Trump con Cohn per delineare il progetto di riforma fiscale. Newswire ha riportato che al Senato si starebbe lavorando ad un “omnibus bill” per finanziare l’attività governativa fino a fine anno. Se ciò si rivelasse esatto, il rischio di uno shudown governativo scomparirebbe. Infine, pare che i Repubblicani stiano architettando la riproposizione di un progetto di sostituzione dell’Obamacare per la prossima settimana. Sembra un contrattacco in piena regola.
Considerando il newsflow, risulta un po’ sorprendente il tono dimesso in Asia stamattina. Se la pesantezza della parte emergente è eventualmente giustificabile con il ritorno del Dollar Index sopra quota 100 (per quanto i tassi US restino alquanto tranquilli), il flop di Tokyo stavolta non può essere attribuito allo yen. La pesantezza dei mercati cinesi (stavolta anche HSCEI) può essere ascritta forse al tambureggiare sui media locali sull’inasprimento delle condizioni monetarie, con la PBOC che per la quinta volta ha lasciato gli operatori senza Open Market Operations per rifinanziarsi.
L’apertura europea ha visto un tono più simile a quello di ieri sera in US. Peraltro, Sembra che gli
effetti base sull’energia abbiano già cominciato a mordere sull’inflazione europea:
** Clamorosa sorpresa negativa sul CPI preliminare di marzo in spagna: Anno su anno il dato armonizzato EU è passato dal 3% al 2.1% vs attese per 2.7%.
** Discorso analogo in Germania dove a fronte di attese per 1.9% il CPI è sceso da 2.2% a 1.5% In entrambi i casi sembra aver pesato lo spostamento delle vacanze pasquali (in particolare in Germania sul costo dei viaggi). Detto questo, c’è da chiedersi dove finiranno i dati headline tra 2 mesi, quando, in assenza di recuperi massicci del greggio, gli effetti base positivi scompariranno.

In ogni caso, la stima flash del CPI europeo di marzo domani scenderà di più del 0.2% atteso dal consenso (da 2% a 1.8%), tornando abbondantemente sotto il target ECB. La prudenza della Banca Centrale sembra meno fuori luogo oggi. Il grafico del 5y inflatioon forward europeo, misura prediletta delle aspettativer di inflazione dell’ECB comincia a avere un andamento alquanto eloquente.
Con la TLTRO sold out giorni fa, le indiscrezioni ECB di ieri e i dati CPI di oggi, c’è poco da stupirsi che l’€ scenda e i bonds europei siano cosi ben supportati. Il Bund è tornato a 0.32%, i rendimenti degli altri emittenti, in calo nell’ultimo periodo, sono stabili o in lieve discesa, e il BTP ha assorbito 9 bln di aste di fine mese (3,5,10 e 50 anni più cct) senza sforzo apparente. Analogamente, la divisa unica continua a perdere marginalmente terreno contro $, ma anche yen e sterlina. Un po’ più sorprendente è la tenacia con cui il 10 anni treasury si mantiene intorno al 2.40%, parte bassa del range, nonostante la forza dei dati, e la retorica – tutto sommato – aggressiva da parte dei membri FED:
** Williams si aspetta 3 rialzi nel 2017, ma non ne esclude 4
** Rosengren vede l’economia sufficientemente robusta per sopportare 4 rialzi all’anno.
** Evans (nota colomba) è favorevole un altro rialzo o 2 quest’anno ma 3 sono possibili se l’economia decolla
** Fischer sostiene che 2 o 3 rialzi sono appropriati:

A fronte di ciò, il mercato prezza circa 2 rialzi e mezzo nel 2017, ovvero un altro per quest’estate e una probabilità leggermente superiore al 50% di un altro rialzo entro dicembre. In altre parole  non crede allo scenario FED. Il che è un suo diritto, ma cozza un po’ con il risk appetite e in generale lo scenario prezzato dall’azionario US. Uno dei 2 fenomeni deve cedere all’altro, secondo me. In tema di dati macro, oggi la terza stima del GDP US del quarto trimestre ha visto il numero elevarsi a 2.1% annualizzato da 1.9% e vs attese per 2%. La principale fonte di revisione sono stati i consumi, passati da 3 a 3.5%. Anche il contributo delle scorte è aumentato (da 0.9% a 1%) mentre investimenti privati, spesa pubblica e canale estero. L’accelerazione dei consumi è una buona notizia, e li porta più in linea con le survey del periodo. L’accumulo di scorte può pesare sul trimestre in corso.
L’apertura di Wall Street è stata in denaro, il che ha rivitalizzato un po’ in chiusura gli indici europei, che avevano subito un po’ i dati di CPI (soprattutto il settore bancario, che in parte assaporava una futura uscita dai tassi negativi). Ora, anche eventualmente a causa di un marginale risveglio dei tassi, la piazza US sembra aver perso un po’ di brillantezza. Sul fronte tecnico, Wall Street sta affrontando la resistenza in area 2365 (media mobile a 20 giorni, coincidente con la congestione della seconda settimana di marzo. Un superamento aprirebbe la strada di nuovo verso 2400 mentre un fallimento formerebbe il terzo “lower high” e  confermerebbe la fase correttiva.

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