Hard Brexit improbabile: neutrali sulla sterlina e al ribasso sui gilt

A cura di Howard Cunningham, gestore reddito fisso di Newton IM (BNY Mellon IM)
 La pesante sconfitta del Primo Ministro britannico non giunge come una sorpresa. Basta guardare alla reazione dei mercati valutari: le fluttuazioni della sterlina tra ieri e stanotte sembravano riflettere uno stato d’animo a metà tra il lieve interesse e la noia. La volatilità è aumentata leggermente dopo il risultato del voto, restando però ben all’interno dei margini recenti.
Prima che la Gran Bretagna faccia dei progressi verso un voto davvero significativo, avremo un’altra consultazione inutile già domani – un voto di fiducia sul governo. Se questo verrà superato con successo, le conseguenze saranno buone per la sterlina, ma solo leggermente positive per i gilt. Da questo deriva il rimbalzo della sterlina dopo la caduta iniziale di ieri.
La nostra percezione è che la sterlina sia sottovalutata e che la situazione attuale avrà esiti contrastanti. Per questo abbiamo una posizione neutrale sulla valuta britannica.
L’offerta di May di consultare un gruppo più ampio di membri del Parlamento può essere considerata positiva, perché potrebbe condurre a una versione soft della Brexit, supportando ancora una volta la sterlina. I mercati, però, potrebbero sopravvalutare la possibilità che il governo raccolga un consenso sufficientemente ampio prima che si giunga alle varie deadline del processo di uscita. Sembra inevitabile che la Gran Bretagna chieda un’estensione dell’Articolo 50 per giungere a un esito meno caotico della Brexit. Tale eventualità è già considerata plausibile ormai da tempo, pertanto non dovrebbe smuovere i mercati. Nel frattempo, l’economia britannica resterà inchiodata sulle marce basse, almeno sinché non vi sarà maggior chiarezza.
Nel breve periodo ci aspettiamo una curva dei rendimenti leggermente più ripida, perché i nuovi rialzi dei tassi verranno rimandati a data da destinarsi. Nel frattempo, il premio sul rischio aumenterà di pari passo con l’incertezza.
Il rallentamento della crescita economica in Europa, insieme alle costanti preoccupazioni politiche su Francia e Italia, potrebbe peggiorare questo scenario, indebolendo l’euro e sostenendo la domanda di bund tedeschi. Abbiamo pertanto diversificato la nostra allocazione sulla valuta unica spostandoci verso le divise percepite come “rifugi sicuri”: il franco svizzero e la corona norvegese.

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