“Nel 2018 è calata la fiducia nei confronti delle azioni cinesi per i timori degli investitori sulle possibili conseguenze per l’economia locale delle tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti”. Lo spiega Jian Shi Cortesi, portfolio manager per l’azionario asiatico e cinese di Gam Investments che prosegue: “L’amministrazione USA ha imposto dazi doganali su quasi il 50% delle merci importate dalla Cina al fine di compensare il deficit commerciale tra i due Paesi, ma anche per contrastare le politiche commerciali cinesi considerate inique dagli Stati Uniti. Crediamo che la guerra commerciale continuerà a essere il tema dominante che influirà sul sentiment degli investitori e sull’andamento dei mercati azionari nel 2019″.
Comunque gli investitori si sono tenuti alla larga dalle azioni cinesi e le valutazioni sono scese su livelli molto bassi, con un PE di 11 se comprendiamo i titoli del settore Internet e di 8 senza questi titoli.
“Pertanto, eventuali progressi nei negoziati commerciali tra i due Paesi nel corso del 2019 rappresenteranno un fattore estremamente positivo per le azioni cinesi – continua Cortesi – A nostro giudizio, basterebbe che il sentiment del mercato passasse da “molto pessimista” a “meno pessimista” per assistere a un rimbalzo di tali azioni rispetto ai bassi livelli attuali”.
“Il dollaro Usa si trova ad affrontare una serie di forze contrastanti – interviene Adrian Owens Investment Director obbligazioni e valute di Gam Investments – Nel breve periodo crediamo che sia favorito da una crescita ancora relativamente robusta, dai differenziali dei tassi di interesse e dalle prospettive di crescita neutrali in Europa, Cina e Giappone. Comunque, guardando al 2019, il differenziale di crescita tra gli Stati Uniti e il resto del mondo probabilmente diminuirà”.
Se l’economia americana rallentasse ancora, il deficit del Paese potrebbe iniziare a preoccupare veramente, considerata la politica fiscale pro-ciclica di Trump. “Anche le dichiarazioni del Presidente potrebbero incidere negativamente sulla valuta – prosegue Owens – Trump sta già cercando di influenzare la Federal Reserve e non ci sorprenderebbe se iniziasse a promuovere un dollaro più debole per sostenere le esportazioni. Alla luce di tali preoccupazioni, crediamo che nel corso del 2019 ci sia il rischio di un indebolimento della moneta americana”.