Mediaset paga i rischi di esecuzione di Media for Europe

Media for Europe (Mfe) la holding che dal prossimo 4 settembre fonderà Mediaset e Mediaset Espana, è “un progetto di sviluppo”, pensato “per creare un campione europeo della tv commerciali capace di resistere e competere nel mondo dei giganti del web made in Usa, sempre piu” dominatori del mercato” secondo quanto dichiarato in un’intervista da Pier Silvio Berlusconi, che conferma di voler cercare partner in “paesi europei che per dimensioni fanno la differenza”.

Il rischio Vivendi

Il percorso, ammette l’ammministratore delegato di Mediaset, “è complicato, ci vuole un po’ di tempo per declinarlo nelle diverse realtà” e se per il ruolo di azionista di riferimento “è logico” che sia Mediaset, guardando in avanti “non è scontato che la maggioranza faccia sempre capo a Mediaset”. Prima di immaginare l’uscita di scena della famiglia Berlusconi, resta tuttavia il rischio che Vivendi, socio di Mediaset al 20% ma da tempo in causa per il mancato acquisto di Premium, possa boicottare l’operazione chiedendo il recesso”.

Un’ipotesi che Pier Silvio Berlusconi non può smentire, limitandosi a rispondere: “bisognerebbe chiederlo loro che intenzione hanno”, pur augurandosi che Vivendi “sia consapevole che questo sia il miglior sviluppo possibile”. Di fatto però il rischio di esecuzione dell’intero progetto, che secondo le indiscrezioni ampiamente circolate in questi mesi dovrebbe fare da architrave ad un’alleanza con la tedesca ProSibienSat.1 (di cui Mediaset ha acquistato nei mesi scorsi il 9, 6% per circa 300 milioni) e, più in là, coi francesi di Tf1, resta elevato.

Anche per questo, oltre che per i timori sulla tenuta della crescita e sulle ripercussioni che un eventuale nuovo rallentamento in Italia e in Europa potrebbe avere su un business pro-ciclico come la raccolta pubblicitaria, a Piazza Affari il titolo continua a perdere terreno, con un calo del 9,5% negli ultimi tre mesi a ieri sera (stamane il titolo ha aperto in calo di circa il 2% prima di accennare a un recupero, a poco più di 2,63 euro per azione).

Le raccomandazioni degli analisti su Mediaset

I giudizi degli analisti fondamentali divergono: a fronte di cinque giudizi positivi (due “buy” e tre“outperform”), ve ne sono sette neutrali (“hold”) e sei negativi (cinque “underperform” e un “sell”). Ai livelli attuali il titolo tratta circa 12 volte l’utile per azione atteso a fine anno (22 centesimi secondo il consenso) esprimendo un dividend yield potenziale del 4,5% circa (12 centesimi è il dividendo 2019 stimato dal consenso). Valori interessanti ma che non sembrano tali da far scattare particolari corse all’acquisto, anche a fronte di un limitato upside rispetto al prezzo obiettivo di consenso (2,93 euro).

Il quadro tecnico di Mediaset

Più che prudenti anche gli analisti tecnici che suggeriscono di ridurre il peso del titolo in portafoglio per chi già lo detenesse ed evitare di operare per chi ancora non lo avesse acquistato. Nel brevissimo termine la tendenza è infatti negativa, mentre è neutro-negativa a breve e moderatamente negativa a medio-lungo termine. Un quadro non particolarmente attraente dunque almeno per chi opera prevalentamente in acquisto o con ottica da cassettista, mentre potrebbe consentire maggiori soddisfazione ai trader che volessero operare al ribasso.

Ulteriore conferma alla negatività di medio periodo è data da quotazioni al di sotto della media mobile lenta, mentre l’insistenza dell’indicatore di forza relativa (Rsi) nella banda inferiore di oscillazione potrebbe favorire una divergenza positiva e portare a un rimbalzo di brevissimo termine. In questo caso i primi obiettivi potrebbero essere in area 2,74-2,80 euro per azione, mentre in caso di ulteriore debolezza occorrerà prestare attenzione al supporto in area 2,59 euro, che se violato potrebbe favorire un’ulteriore discesa sino ai 2,55-2,54 euro.

A cura di Luca Spoldi, Cefa, 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)

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