Usa, recessione entro una anno al 50% delle probabilità

L’escalation di tensioni tra Stati Uniti e Cina rischia di portare alla prima recessione globale degli ultimi dieci anni, mettendo pressione a Governi e Banche Centrali per adottare misure in grado di porre rimedio al rallentamento economico in atto.

Anche gli USA, promotori delle misure protezionistiche per limitare il deficit della bilancia commerciale, non sono esenti da rischi nel breve termine, secondo l’ex-segretario del Tesoro Sumers, indicando una probabilità di recessione in netto aumento negli ultimi due mesi. Secondo le stime del professore di Harvard esiste una probabilità dell’ingresso in una situazione recessiva del 50% entro i prossimi 12 mesi.

“E secondo alcuni investitori tale stima potrebbe essere addirittura considerata come conservativa, con un’inversione della curva dei rendimenti (la più pronunciata dal 2007) che lascia prospettare un periodo protratto di debolezza dell’economia. Si tratta questo di uno dei segnali più affidabili di una imminente contrazione del PIL americano che risulta sempre più difficile da scongiurare con il passare del tempo”, avvertono gli analisti di Wings Partners Sim.

Anche una possibile intesa commerciale con la Cina potrebbe risultare insufficiente se arrivasse il prossimo anno, mettendo sotto pressione Trump che rischia di giocarsi la possibilità di rielezione per un secondo mandato. Il Presidente, in questa eventualità, è già pronto a incolpare la Fed, già individuandola come il “nemico” per aver lasciato i tassi (a suo dire) troppo alti. Tuttavia un andamento negativo dell’economia storicamente porta a un cambio alla guida del Paese; anche incolpare la Banca Centrale risulta pretestuoso, in considerazione del fatto che la designazione del vertice dell’isti-tuto è stata ad opera dello stesso Trump” fanno poi notare da Wings Partners.

L’Euro/Dollaro

In questo scenario proseguono gli scambi a ridosso di quota 1,12 per le quotazioni del cross eur/usd, dopo il rimbalzo da un minimo di inizio mese in area 1,1030. A favorire l’indebolimento della divisa statunitense contribui-scono le prospettive peggiori per l’economia determinate da nuovi dazi alla Cina che potrebbero scattare già il prossimo mese. Un deterioramento economico costringerebbe la Fed a tagliare i tassi, una misura che impatta negativamente sulla valutazione del biglietto verde. Tuttavia anche l’Eurozona versa in uno stato di incertezza, tra dubbi sulla crescita economica (conformati nonostante le ultime rilevazioni macroeconomiche positive per la Germania) e le incognite legate alla Brexit. Questo potrebbe favorire una fase di stasi sul fronte valutario, confermata da un quadro tecnico neutrale in ottica di breve periodo, con i movimenti pro-euro limitati dalla media mobile a 100 giorni, in area 1,1240, in prima battuta. L’infrazione di tale livello avrebbe implicazioni rialziste con obiettivi in area 1,14, riportando gli scambi all’interno della consueta fascia di oscillazione in essere da aprile.

Il trend dell’Euro/Dollaro

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