M&A, le dismissioni affrettate non convengono ma pagano per chi compra

In base all’andamento dei valori azionari, il 53% delle aziende che hanno acquistato quote di un’altra attività nel primo semestre del 2019 ha superato il proprio benchmark di settore, mediamente, dell’1%. È uno dei dati che emergono dal Divestment Performance Monitor (DPM) di Willis Towers Watson, realizzato in collaborazione con la Cass Business School.

Questa marginale performance positiva è in contrasto con quella delle aziende che quest’anno hanno ceduto parti delle loro attività, il 63% delle quali ha continuato a registrare un andamento negativo rispetto al proprio indice MSCI, con un calo medio del 7%. Mentre le dismissioni perdono valore in generale, l’acquisizione di un’attività dismessa, così come quella di spin-off, risulta un elemento che contribuisce al miglioramento della performance.

Lo studio mostra inoltre che l’entità delle cessioni ha avuto un impatto sulla performance della società che le ha dismesse. Le imprese che hanno ceduto fino al 5% del loro valore aziendale totale hanno avuto una performance in calo dello 0,8% rispetto al mercato di riferimento nella prima metà del 2019. Questo calo si è assestato al 6,9% per le società che hanno dismesso tra il 5% e il 15% del proprio business e al 6,3% per quelle che hanno ceduto oltre il 15%.

Il trend sul lungo periodo per le aziende che cedono parti del loro business è stato altrettanto problematico, con una performance in calo, mediamente, del 3,6% negli ultimi tre anni e del 2,8% nell’ultima decade. Lo studio mostra anche che, nel primo semestre di quest’anno, il volume di cessioni dal valore di oltre 50 milioni di dollari è sceso al livello più basso in dieci anni, con 251 operazioni effettuate nel primo semestre del 2019 rispetto ad una media di 314 operazioni concluse nel corso dell’ultimo decennio. Quello degli spin-off è stato l’unico tipo di operazione in grado di contrastare con successo l’andamento negativo per le aziende che hanno ceduto parti delle loro attività, con un miglioramento della performance dell’1% rispetto all’indice.

“La maggior parte delle aziende sono impostate per acquisire attività, non per venderle, il che significa che le decisioni di vendita vengono prese spesso nel momento o nel modo sbagliati. Questi errori sono costosi”, spiega Andrea Scaffidi, Head of Retirement Willis Towers Watson Italia. “Il risultato superiore degli spin-off, una transazione complessa e che richiede una notevole preparazione per gestire i numerosi elementi in moto e le situazioni che possono andare male, costituisce lo standard per le aziende che mirano a superare le avversità e a vendere bene. Definire il giusto accordo, gestire talenti nel momento dell’incertezza ed estirpare costi non recuperabili può fare la differenza tra una cessione che ha successo e una che distrugge valore”.

Interessanti alcune informazioni relative alle aziende che vendono parte del proprio business sia a società quotate sia a private equity:
Tutte le regioni hanno registrato una performance in calo: nel primo semestre del 2019 le dismissioni in Nord America sono state le peggiori (-5,3%), seguite da Europa (-3,2%) e Asia-Pacifico (-2,0%).
Operazioni più lente: le operazioni lente continuano a prevalere su quelle rapide (60% vs 40%), contribuendo probabilmente al trend negativo, in quanto i ritardi nell’esecuzione possono significare la perdita di risorse critiche, contrasti interni o stakeholder che mettono in discussione la logica dell’operazione.

“Nonostante le sfide – aggiunge Scaffidi – è probabile che le aziende rimangano sotto pressione per gestire proattivamente il capitale ed effettuare disinvestimenti per ottimizzare i portafogli di prodotti. Gli investitori attivisti continueranno inoltre a spingere alcune imprese a dismettere attività per rafforzare la crescita aziendale e sviluppare valore per gli azionisti. La vendita di un business è raramente un’attività una tantum. La nostra ricerca mostra che le aziende che gestiscono attivamente i loro portafogli di cessioni in modo selettivo e disciplinato superano i concorrenti che si trovano ai margini. Con il tempo e la pratica, queste aziende sviluppano la capacità istituzionale di individuare e sfruttare le opportunità di dismissione al momento giusto e nel modo giusto, per creare il massimo valore per i loro azionisti”.

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