Argentina… oops! I did it again

A cura del team Multi Asset di Milano di Gam (Italia) Sgr

Ci risiamo, l’Argentina è nuovamente in difficoltà a causa dell’indebitamento in valuta estera. Dopo il default dei primi anni duemila, che molti risparmiatori italiani certamente ancora ricordano, siamo in prossimità di una nuova “ristrutturazione”. Il detonatore della crisi sono state le primarie di metà agosto, nelle quali si decidevano i candidati per le prossime elezioni e che quindi costituivano un importante banco di prova sul gradimento del governo in carica. Il responso è stato inaspettatamente molto sfavorevole per Macri, ma i problemi vengono da lontano. L’inefficacia delle riforme neoliberiste messe in campo dall’attuale governo ha portato a un forte deprezzamento della valuta argentina già nel 2018 e a un tasso d’inflazione che è diventato il secondo più alto del mondo (oltre il 50%), dopo quello venezuelano. Nelle attuali condizioni di mercato risulta quindi difficile onorare i debiti in dollari ed euro in scadenza nei prossimi mesi senza rinegoziare un nuovo accordo con il Fondo Monetario Internazionale.

Il crollo dei prezzi delle obbligazioni argentine ha avuto ripercussioni tutto sommato contenute sull’asset class del debito emergente in valuta forte. L’allargamento dello spread verso il Treasury avvenuto in agosto è stato causato per la maggior parte dal rally del governativo americano e solo in subordine dal contagio della crisi argentina. Inoltre, i prezzi attuali incorporano già gli effetti di una pesante ristrutturazione: nel momento in cui scriviamo le quotazioni dei governativi internazionali argentini (che costituiscono l’80% del debito totale) variano fra 35 e 40 centesimi a seconda delle scadenze.

In una fase in cui la ricerca di rendimento è resa ardua dalle politiche non convenzionali delle banche centrali, da crescita limitata degli utili aziendali e da valutazioni non a sconto, i fondamentali del debito emergente nel proprio complesso rappresentano un’interessante combinazione rischio/rendimento. Lo spread attuale si colloca nell’intorno dei 380-390 punti base e il rendimento a scadenza (yield to worst in USD) è al di sopra del 5%. Ricordando che rischi, specifici o globali, sono sempre presenti, come pure la possibilità di tweet poco ortodossi (!), riteniamo che l’asset class continui a meritare spazio all’interno di un portafoglio ben diversificato.

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