Scauri (Lemanik): “Portafogli appesi alla guerra commerciale e alla Germania”

Il mercato azionario italiano, come gli altri indici mondiali, è in una fase di incertezza derivante principalmente da due elementi. Da una parte i segnali di rallentamento del ciclo economico mondiale sono ormai manifesti e ben evidenti dai dati macro recentemente diffusi. In particolare, guardando all’area Euro, l’economia tedesca mostra segnali di contrazione che dovrebbe portarla tecnicamente in recessione nel prossimo trimestre. Dall’altra, le banche centrali e la Bce in primis continuano a dare supporto all’economia nel tentativo di stimolare l’inflazione, ben lontana dal target dell’1,7%, con ulteriori iniezioni di liquidità nel sistema. Il livello attuale raggiunto dai tassi di interesse rende il costo del denaro pressoché nullo e i rendimenti dei governativi sono ormai estremamente bassi, se non abbondantemente negativi come nel caso del decennale tedesco”, spiega Andrea Scauri, gestore azionario Italia di Lemanik.

La dicotomia quindi fra dati macro negativi, con conseguente rischio di tagli di stime per gli utili aziendali nel 2020 e 2021, e l’opportunità di trovare rendimenti da dividendi sulle società quotate ben superiori rispetto a quanto garantito dalle obbligazioni corporate o governative (a un costo del denaro estremamente basso) genera spinte contrapposte.

In questo contesto, il mercato azionario italiano è estremamente dipendente dalla performance dei titoli finanziari, con banche e assicurazioni che pesano per circa il 30% dell’indice principale, e dall’andamento dell’economia tedesca. Il rallentamento della Germania ha ripercussioni su tutti i titoli legati al settore dell’auto, della meccanica, della chimica. Tale rallentamento è il riflesso della guerra commerciale fra Stati Uniti e Cina e della possibile introduzione di dazi anche a livello europeo. Per questo, l’evoluzione del tema “trade war” è fondamentale per determinare quantitativamente gli effetti sulla crescita del Pil globale. Per citare alcuni dati, la stima attuale di crescita del Pil tedesco per il 2020 (scenario base) è pari allo 0,7%, sostanzialmente stabile rispetto allo 0.5% stimato per quest’anno. In uno scenario di “trade war” prolungato, al contrario, nel 2020 il Pil tedesco si contrarrebbe, con un -0,6%. A ciò corrisponderebbe una decrescita del Pil italiano dell’1,2%, contro le attese di +0,5% recentemente diffuse dal Governo italiano.

Difficile pertanto prevedere quali potranno essere gli effetti di nuove mosse di politica monetaria da parte delle banche centrali, che possano stimolare ulteriormente l’economia e l’attività di lending del sistema bancario. Questo considerando che l’attuale livello dei tassi ha un impatto negativo sul margine di interesse delle banche.

Un aiuto potrebbe arrivare  da un tema di cui ultimamente si sente parlare, ossia la possibile apertura da parte della Germania a stimoli fiscali. Nonostante lo scetticismo su una grossa attività di stimolo fiscale, questo potrebbe portare a una sorta di staffetta fra politica monetaria e politica fiscale. È indubbio che i paesi maggiormente beneficiari sarebbero quelli della periferia europea, Italia in primis.

Il rischio principale è che tale staffetta non avvenga simultaneamente, ma ci possa essere una fase di vuoto temporalmente lunga, con al contempo dati macro in peggioramento.

“Declinando in termini concreti questi temi, riteniamo opportuno ridurre il livello di rischio all’interno del portafoglio del fondo Lemanik Italy, anche e soprattutto alla luce della performance positiva (+7,6%) realizzata da inizio anno. Manteniamo la nostra preferenza per quei titoli più immuni all’andamento del ciclo e con esposizione globale, forti brand, quote di mercato in crescita e non aggredibili grazie a business model vincenti e legati a trend strutturali“.

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