Ubp: riparte la corsa all’oro. Grazie alla Fed (e a Trump)

“Il prezzo dell’oro si è stabilizzato intorno ai 1.500 dollari per oncia, a seguito della decisione della Federal Reserve di ridurre i tassi di interesse dello 0,25%, portando il tasso di riferimento al 2,00%. L’oro mostra una correlazione negativa con i tassi di interesse reali degli Stati Uniti, il che significa che i tassi più bassi decisi dalla Fed sono di supporto al prezzo dell’oro”. A sottolinearlo è Peter Kinsella, Global Head of Forex Strategy di Union Bancaire Privée (Ubp).

L’esperto evidenzia che “l’ultima decisione dell’Istituto sui tassi, però, non è stata presa all’unanimità, e ciò vuol dire che ulteriori tagli non sono così scontati. In via marginale ciò risulterebbe essere leggermente negativo per i prezzi del metallo giallo che potrebbero calare nel breve periodo”.

Le relazioni commerciali tra Usa e Cina hanno smesso di deteriorarsi; il presidente americano Donald Trump non ha dato attuazione all’ultimo aumento dei dazi precedentemente annunciato e le due parti hanno ripreso i negoziati. Secondo Kinsella ciò suggerisce che, nel breve termine, la pressione al rialzo sul prezzo dell’oro è poco aggressiva. “Un eventuale accordo tra Stati Uniti Cina prima della fine dell’anno, potrebbe determinare un calo dei prezzi a livelli di circa 1.420 dollari per oncia. Riteniamo che questa sarebbe una buona opportunità di acquisto per gli investitori a lungo termine, poiché le prospettive per l’oro restano molto costruttive. Il prezzo è ulteriormente sostenuto dal fatto che le riserve auree della banca centrale in percentuale alle riserve totali sono ai minimi storici. Inoltre, i tassi d’interesse in tutto il mondo sono diminuiti e probabilmente continueranno a farlo. Nell’ultimo meeting di settembre la Bce ha ridotto il suo tasso sui depositi a -0,5% e ha indicato che, se lo riterrà necessario, aumenterà il Qe. La combinazione di tassi di deposito negativi e la prospettiva di un ulteriore Qe è di grande supporto al prezzo dell’oro. Infatti, se le banche retail iniziano ad applicare costi sui depositi, riteniamo che questo porterà ad un significativo interesse dei clienti retail verso l’oro nei prossimi mesi e anni”.

Per Kinsella, l’oro beneficerà anche di qualsiasi aumento dei rischi geopolitici, che sono molti. Il conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina è un aspetto di una più ampia politica statunitense di contenimento della Cina, ed è improbabile che questa sia l’ultima volta che assistiamo ad attriti tra i due paesi. Inoltre, se le tensioni in Medio Oriente continueranno ad aggravarsi, l’oro potrà rappresentare un buon bene rifugio. “Di conseguenza, è particolarmente sensato avere oro in qualsiasi portafoglio, nonostante il rischio a breve termine di un modesto calo del prezzo del metallo giallo”.

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