Le circostanze, e i rispettivi tassi d’interesse di riferimento già negativi, impongono alla Banca centrale europea e alla Banca nazionale svizzera una riflessione sull’opportunità di ricorrere nuovamente a strumenti non convenzionali di politica monetaria. Il percorso tuttora ignoto verso la Brexit rende la Banca d’Inghilterra un caso particolare, ma il suo governatore ha dichiarato che indipendentemente dagli sviluppi della Brexit, una riduzione del tasso d’interesse potrebbe essere giustificata dalla recente debolezza di numerosi indicatori economici. In sintesi, si ridimensionano gli andamenti previsti dell’inflazione, dei tassi d’interesse e dell’espansione economica in tutto il mondo sviluppato.
Si sono fatte molte ipotesi sui nuovi indirizzi della politica monetaria della Bce da novembre in poi, quando si insedierà il nuovo presidente dell’Istituto. Molti operatori si aspettano una politica monetaria più accomodante di quella praticata dal presidente attuale, ma gli aspetti più interessanti saranno i suoi comportamenti in una serie di possibili sviluppi politici nel quarto trimestre, come i deficit di bilancio ed eventuali oscillazioni valutarie causate dalla Brexit.
La decelerazione economica mondiale – sottolineano ancora gli esperti di DWS – non ha risparmiato la Cina, che tuttavia evidentemente parte da tassi di espansione particolarmente elevati. Ciononostante, il governo cinese resta intenzionato a stimolare l’economia con politiche monetarie e di bilancio costanti. Se i Paesi asiatici minori economicamente più legati alla Cina ne condividono tutte le difficoltà, per loro il rovescio della medaglia è che saranno favoriti in caso di una ripresa.