Le prospettive del credito europeo secondo JP Morgan

Ora che la Banca Centrale Europea (BCE) sembra apprestarsi a inaugurare una nuova fase di allentamento quantitativo, quali sono le prospettive del credito europeo? Ecco di seguito l’outlook del team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan AM.

Fondamentali

La nomina di Christine Lagarde a prossimo presidente della BCE è l’ultimo sviluppo che conferma la direzione presa dalle politiche delle Banche Centrali. La prospettiva del passaggio delle redini della BCE a un’eminente colomba potrebbe incoraggiare l’attuale presidente Draghi ad accelerare i tempi della prossima manovra espansiva. Non bisogna però dimenticare il motivo per cui la politica monetaria si sta facendo più accomodante. I dati sono peggiorati e l’indice globale dei direttori degli acquisti del settore manifatturiero è scivolato in territorio recessivo dal massimo di 54 di fine 2017, quando l’economia globale cresceva in modo sincronizzato a un tasso superiore al tendenziale. Il rallentamento della crescita e le costanti incertezze sugli scambi commerciali non potranno certamente giovare ai margini di redditività delle imprese. Di conseguenza il rischio di insolvenza aumenterà. Per questi motivi il contesto monetario espansivo attuale deve essere affrontato con cautela.

Valutazioni quantitative

Durante il mese di giugno la performance si è mantenuta robusta e i settori con spread hanno registrato i migliori risultati: dalla fine di maggio, sulla scia di una drastica correzione (183 pb) dai massimi di inizio anno, i differenziali di rendimento delle obbligazioni “high yield” europee si sono ridotti di 81 punti base (pb). Ciò nonostante, gli spread sono ancora 125 pb sopra i minimi del ciclo e quindi esiste spazio per un’ulteriore contrazione. Poiché circa un quarto dei titoli dell’indice Barclays Global Aggregate Bond genera una performance negativa, la caccia ai rendimenti potrebbe innescare un’ulteriore fase di sovraperformance. Tuttavia, gli spread potranno scendere ancora solo in presenza di fondamentali solidi e, sebbene alcune aree del mercato sembrino promettere bene (ad esempio, il margine di contrazione degli spread del segmento CCC è maggiore rispetto a quello dei titoli di alta qualità), nell’attuale quadro congiunturale le aree a maggior rischio sono anche quelle meno allettanti. (Tutti i dati sono aggiornati al 3 luglio 2019.)

Fattori tecnici

I fattori tecnici si mantengono sempre estremamente favorevoli. Quest’anno l’attività sul mercato primario europeo delle obbligazioni ad alto rendimento è stata praticamente inesistente, dato che molte società hanno approfittato delle condizioni favorevoli dell’anno scorso per rifinanziarsi. In Europa, dove gli investitori fanno fatica a trovare rendimenti adeguati, la domanda di titoli investment grade, misurata dagli afflussi di investimenti verso questa categoria di fondi, è alta. La prospettiva dell’imminente inizio di un nuovo programma di acquisto di obbligazioni societarie da parte della BCE rappresenta una garanzia aggiuntiva per gli investitori nel segmento investment grade, anche se resta da vedere se gli effetti saranno comparabili a quelli dell’ultima campagna di allentamento, dato che ora l’universo di obbligazioni disponibili è ancor più ampio e il volume degli acquisti della BCE sarà minore. In questa riedizione del QE ci aspettiamo acquisti di obbligazioni societarie per circa 3 miliardi di Euro al mese a fronte del massimo assoluto di 8 miliardi di Euro toccato nel 2016.

Cosa significa per gli investitori obbligazionari?

Le recenti indicazioni che le Banche Centrali faranno tutto il possibile per sostenere l’economia globale hanno rinfrancato i mercati. La sete di rendimento generata dai bassi tassi d’interesse nel breve periodo dovrebbe comportare una riduzione degli spread creditizi o, se non altro, mantenerli stabili. Tuttavia, poiché la crescita continua a perdere vigore gli investitori devono scegliere con prudenza i mercati a cui esporsi, visto che le società di qualità inferiore saranno più esposte al rischio di un deterioramento dei fondamentali. Considerato il rallentamento del ciclo, il passaggio a titoli di qualità superiore dovrebbe essere remunerativo e nelle attuali condizioni di mercato sarebbe consigliabile vendere le posizioni più rischiose mentre le quotazioni sono ancora alte, anziché aspettare un prossimo ribasso per incrementarle.

 

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