Usa e Borse europee, semestre positivo su tutti i fronti

A cura di Alessandro Allegri, AD di Ambrosetti Asset Management Sim

Un passo indietro e ora un passo avanti. Giugno ha infatti riportato il sereno sui mercati finanziari spazzando via le nuvole del mese precedente e cancellando pienamente i risultati pesantemente negativi di maggio.

L’intonazione delle scorse settimane è stata per certi versi euforica sui mercati azionari con rialzi finali attorno al +6% ed un saldo del primo semestre da primato: +16% per l’indice generale. Crescite di tale entità non si registrano certo abitualmente, soprattutto come imprinting di inizio anno; per trovare condizioni similari la nostra memoria ci deve riportare addirittura sul finire degli anni 90, periodo in cui il susseguirsi di semestri tutti positivi è stato più frequente.

I mercati che stanno conducendo questo rialzo restano ancora quelli statunitensi affiancati tuttavia dalle borse europee, da Germania, Francia e Svizzera in particolare. Il Giappone non ha tenuto il passo (+4% nel semestre) mentre sugli emergenti la frammentazione è stata significativa e l’indice generale (+9%) poco spiega i risultati dei singoli mercati che si distribuiscono dal +16% della Russia al +3% di Indonesia e Messico.

A livello settoriale le divergenze sono minori ma va sottolineata la netta sovraperformance del comparto IT (+25%). Si chiude dunque un semestre positivo su tutti i fronti. Il mondo obbligazionario ha premiato anch’esso gli investitori e, con il supporto delle banche centrali, anche i governativi hanno risultati finali attorno al 5% con un premio di rendimento doppio per le soluzioni a spread come corporate, high yield ed emergenti.

Investire con razionalità più che con emotività

In un contesto in cui nulla è variato a livello di dati macroeconomici ed in cui le potenziali preoccupazioni sono rimaste tali, ci hanno pensato le banche centrali a sciogliere i dubbi sull’opportunità o meno di detenere in portafoglio asset rischiosi. La liquidità a disposizione del sistema è tanta, va investita, e le alternative di investimento a rendimento reale positivo sono rimaste poche; dunque agli operatori non resta che dover accettare un po’ di volatilità in più per creare potenziale valore nei portafogli. Il rinnovato atteggiamento espansivo, o quanto meno non restrittivo in alcuni casi, delle politiche monetarie ha di fatto indirizzato i flussi in acquisto a favore degli azionari recuperando le naturali prese di beneficio a seguito del forte rialzo dei primi mesi dell’anno ma ha, contemporaneamente, reso ancora più marginale la redditività delle obbligazioni governative, soprattutto euro, a cui ormai è rimasto esclusivamente il ruolo, ed il relativo costo, di assicurazione in caso di crisi.

Certo pensare a uno sviluppo solido della crescita dei mercati sostenuto in primis da elementi monetari e non coadiuvato da dati reali positivi costanti, preoccupa molto in logica strategica, tuttavia nell’immediato resta un approccio a quanto pare vincente e con poche alternative. Ad oggi stiamo sfruttando un contesto favorevole, stabile ma caratterizzato da impatti inflazionistici ridotti che permettono al sistema di pianificare spesa ed investimenti lasciando qualche margine alle banche centrali per interventi, qualora fosse necessario, di ulteriore stimolo per controllare eventuali spirali negative.

Questo è dunque un momento in cui la gestione razionale e sistematica delle idee di investimento ha indubbi vantaggi rispetto a un approccio dettato più dall’emotività, evitando di farsi coinvolgere troppo dai momenti di euforia o di farsi deprimere nei frangenti più negativi. In pochi mesi siamo infatti passati da uno shock ribassista di mercati che scontano un’imminente recessione ad un sussulto rialzista alimentato dal debito, sempre attraverso temi di contorno che sono rimasti gli stessi.

La guerra commerciale tra Usa e Cina continua a dominare le congetture sull’andamento dei mercati ma questo prolungarsi delinea in realtà uno scenario di vera e propria contrapposizione strategica tra i due colossi e la leva dei dazi è soltanto uno dei diversi temi su cui si sviluppa il confronto che deve nella realtà fare i conti con fattori più strategici come il 5G e la sfida sull’intelligenza artificiale.

Europa schiacciata fra Usa e Cina

Insomma l’eventuale sottoscrizione di un accordo commerciale tra le due parti potrebbe essere ben presto metabolizzato ma non basterebbe a risolvere un braccio di ferro che ci accompagnerà presumibilmente per molti anni. Nel mezzo della disputa rimane l’Area euro, schiacciata fra le due parti e alle prese con le insolute divisioni interne e con una economia che va a rilento. Oggi dunque super-partes interessata ma virtualmente libera di spostare i suoi interessi sia a favore di oriente che di occidente.

La fase estiva sui mercati ha da sempre introdotto qualche incertezza in più e anche quest’anno, soprattutto vista l’entità dei rialzi registrati, la preoccupazione non cambia. Lo scenario più probabile volge a favore di una stabilizzazione delle quotazioni nei mesi entranti con un ritmo di crescita ridimensionato rispetto ai primi 6 mesi. Qualche indecisione in più è attesa con eventi esogeni che potrebbero generare accelerazioni di volatilità tuttavia senza scardinare la struttura di fondo positiva ma configurandosi come utile occasione di riposizionamento.

Sui portafogli manteniamo un posizionamento costruttivo affiancando agli investimenti azionari una significativa diversificazione obbligazionaria attraverso strategie improntate alla grande selettività.

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