Borse poco attente ai dati macroeconomici

A cura di Wings Parners Sim

Avvio di settimana con un progressivo ritorno di attenzione alla tematica dominante di questo 2019 ovvero il confronto commerciale tra USA e Cina. I più recenti dati macro pubblicati da Pechino offrono ancora una volta un quadro altalenante, con le esportazioni in calo del 1,3% su base annua e le importazioni in flessione del 7,3% (ben al di sopra del -4,5% atteso e dopo una contrazione pari all’8,5% nel mese precedente).

Nulla di quanto sopra sembra però scalfire il trade surplus della Cina che si attesta a giugno a 51 mld di usd (contro 42 mld a maggio) e con la porzione dedicata agli USA che si incrementa di ben 3 mld di usd rispetto a maggio portandosi a 29,92 mld di usd.

Parimenti ambivalenti i dati pubblicati nelle primissime ore di questa mattina, che mostrano si un rimbalzo rialzista di importanti aggregati quali produzione industriale (+6,3% vs 5,2% atteso), vendite al dettaglio (+9,8% vs +8,5% atteso) ed investimenti in capitale fisso (+5,8% vs 5,6% atteso) ma in un contesto in cui il PIL del del secondo trimestre si posiziona a +6,2% la lettura più debole dall’inizio della rilevazione dei dati trimestrali tre decadi fa nel 1992.

Nel frattempo se un dato migliore delle attese in Europa, con la produzione industriale che a maggio sale di un 0,9% ben superiore allo 0,2% previsto, fa poco per mitigare le incertezze legate al rallentamento del vecchio mondo, in USA i dati su inflazione spengono un po’ gli entusiasmi in prospettiva dell’ormai imminente riunione della FED, con i prezzi al consumo (CPI) che si portano ai massimi da 1 anno e ½ e quelli alla produzione (PPI) parimenti superiori alle attese.

Per il momento in ogni caso le Borse sembrano guardare poco ai fondamentali macro

Con i mercati americani venerdì nuovamente su massimi storici e quelli asiatici questa mattina parimenti in territorio positivo sebbene con progressi poco significativi. L’Oro torna a veleggiare con convinzione sopra quota 1.400$/oncia questa mattina, complici forse le pulsioni inflazionistiche americane superiori alle attese, mentre nel settorree energia il petrolio consolida venerdì i guadagni di una settimana che ha visto il Brent capitalizzare un progresso del 4% ed il WTI del 4,7%.

I metalli industriali

Scendono le importazini cinesi di minerale di ferro che si portano ai minimi dal febbraio 2016 complici anche le problematiche di approvigionamento dal Brasile ed Australia; le scorte presso i porti cinesi sono attualmente ai minimi da 2 anni e ½ il che ha indubbiamente contribuito alla spirale rialzista registrata dai prezzi dell’Iron Ore in queste ultime settimane.

Le importaizoni di rame (sottoforma aggregata) si attestano a 326.000t lo scorso mese, in calo del 10% rispetto a maggio ed ai minimi da febbraio; per la prima metà dell’anno le importazioni di metallo rosso segnano un calo del 12,5% rispetto ai livelli del 2018.

Calano anche le esportazioni di alluminio (-5,6% rispetto a maggio) ma qui il saldo del primo semestre è ampiamente positivo con un progresso del 10% e poco meno di 3 milioni di tonnellate esportate.

Infine nell’ambito delle terre rare giugno registra finalmente un incremento nelle esportazioni dopo due mesi di contrazione consecutiva (+9,0%) anche se il saldo del semestre rimane nettamente negativo con una flessione dell’11,3%.

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