I tassi di interesse non sono un rimedio universale

Il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha dichiarato che la Fed resta impegnata a mantenere l’economia statunitense in “buona posizione” per reagire a potenziali pericoli interni ed esterni. I mercati finanziari hanno interpretato questa dichiarazione come una promessa di un taglio imminente dei tassi d’interesse. Di conseguenza, l’indice S&P 500 ha brevemente superato i 3.000 punti, ma anche le borse asiatiche hanno registrato rialzi. Tuttavia – e Powell sicuramente ne è consapevole – questa strategia presenta molte insidie. Se la Federal Reserve realmente ridurrà il tasso d’interesse nella riunione del 30 e 31 luglio, si tratterà più di un intervento preventivo per evitare danni economici futuri che di un provvedimento per contrastare una recessione in corso. Ma se invece il taglio dei tassi non dovesse verificarsi, i mercati resterebbero particolarmente delusi. E’ l’analisi contenuta nel Weekly Bulletin di Dws.

Fino a che punto una riduzione del tasso d’interesse è necessaria per l’economia statunitense? Per gli analisti di Dws i consueti criteri di giudizio non permettono di giungere a conclusioni univoche, e i mercati se ne sono resi conto quando inizialmente non sono riusciti a valutare correttamente l’eccellente dato dell’occupazione diffuso alla fine della settimana scorsa. Date le difficoltà dell’industria tedesca, probabilmente da un punto di vista meramente economico un allentamento monetario sarebbe più plausibile in Europa. Il presidente della Bce Draghi si prepara a intervenire, ma forse dovrà aspettare ancora un paio di mesi. Restano inoltre dubbi sulla politica commerciale. All’inizio della settimana un barlume di speranza nella trattativa commerciale sino-statunitense aveva rianimato le borse, ma giovedì una dichiarazione del presidente Trump sugli acquisti cinesi di prodotti agricoli statunitensi le ha fatte nuovamente arretrare.

Il commercio internazionale è un’incognita cruciale, ma anche il periodo di pubblicazione degli utili del 2° trimestre delle aziende statunitensi, che inizierà lunedì, potrebbe riservare qualche sorpresa. “La pubblicazione degli utili – concludono gli esperti – fornirà un’indicazione dell’impatto immediato del mutato quadro economico sullo stato di salute delle aziende e contribuirà a determinare le future politiche monetarie e commerciali. A nostro giudizio la crescita economica prevista dagli operatori potrebbe rivelarsi troppo ottimistica”.

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