“Si veda il 2018: fino a settembre le principali asset class registravano performance tutto sommato positive, ma l’ultimo trimestre, soprattutto per via di ottobre e di dicembre, ha presentato il conto. Molto salato. Ecco perché secondo noi non è opportuno ‘parcheggiare’ i propri risparmi esclusivamente in strategie passive, che seguono meramente l’andamento dei mercati, poiché un cambiamento del sentiment di mercato potrebbe erodere la performance del proprio portafoglio. Inoltre, non dobbiamo fidarci ciecamente del recente rally dei mercati”, notano gli esperti.
Il grafico mostra come la correlazione tra i Treasury e il mercato azionario Usa sia in aumento da quando la Fed ha accentuato il proprio atteggiamento accomodante, ovvero nel corso degli ultimi due mesi circa. “In particolare abbiamo osservato una salita sia dei bond governativi Usa (con una conseguente diminuzione dei rendimenti) che dei titoli azionari. I primi sono saliti poiché il mercato si attende uno o più tagli al costo del denaro entro fine anno, quindi gli investitori si sono affrettati a comprare bond, prima che il rendimento diventasse poco attraente. Inoltre, si è verificato un altro effetto per via delle possibili politiche monetarie espansive”.
Dove puntare gli investimenti
Gli spread dei rendimenti delle emissioni societarie, ovvero i differenziali tra i tassi dei titoli High Yield e Investment Grade, si sono ridotti, continuano gli esperti di Notz Stucki, soprattutto per la discesa di quelli più rischiosi. In tale contesto potrebbe verificarsi un “annacquamento” del rischio percepito, pertanto è importante riuscire a identificare i titoli obbligazionari di qualità e, dato il contesto di tassi bassi, si potrebbe allocare parte del portafoglio anche sui bond convertibili, che sono in grado di catturare una parte della performance di un’azione, con un rischio più contenuto rispetto all’equity puro.
Invece, i titoli azionari che hanno beneficiato del rally sono stati sia quelli value che i growth. I primi grazie al fatto che gli investitori sono comunque preoccupati per la debole crescita economica, pertanto si sono rifugiati in titoli di società che storicamente generano profitti stabili, seppur non significativi. I growth, invece, essendo titoli a “lunga duration”, sarebbero i favoriti nel caso cui la Fed tagliasse i tassi di interesse. Questo perché detengono un rapporto del prezzo rispetto agli utili alto e la riduzione dei tassi a breve termine rende meno attraente il comparto obbligazionario, spingendo gli investitori a orientarsi verso soluzioni di lungo periodo. “In conclusione, per il contesto attuale risulta opportuno affidarsi all’estrema diversificazione degli investimenti, facendo attenzione alla selezione dei titoli”.