I tassi negativi arrivano anche nei mercati emergenti

“Ormai si sa, le banche centrali si stanno rendendo sempre più conto del fatto che debbano agire prontamente per sostenere l’economia e, sia la Bce che la Fed, lo hanno dichiarato più volte. Oggi vogliamo evidenziare un effetto particolare dovuto alle politiche monetarie fortemente accomodanti: il focus riguarda il comparto obbligazionario dei mercati emergenti“. E’ quanto si legge nella nota settimanale sui mercati di Notz Stucki.

Il grafico in alto – sottolineano gli analisti di Notz Stucki – presenta una novità interessante, ovvero l’arrivo dei tassi negativi anche per le obbligazioni degli emerging market, sia per i titoli governativi che corporate. Vediamo come l’ammontare di tali obbligazioni stia crescendo in modo significativo: l’anno scorso era pari a zero, mentre oggi è arrivato a circa 248 miliardi. Negli ultimi due mesi i bond emergenti hanno reso agli investitori circa il 3,5%, ovvero un punto percentuale in più rispetto ai titoli di stato americani e questo è accaduto soprattutto per le aspettative del mercato sulle future decisioni che prenderà la Fed: tipicamente un taglio dei tassi di interesse, attualmente solo potenziale, rappresenta un aspetto positivo per le asset class dei mercati emergenti e in particolare ne beneficia il debito denominato in dollari, dato che la forza della valuta potrebbe affievolirsi.

“Secondo alcuni analisti l’abbassamento dei tassi è un fenomeno globale, che ha coinvolto come una sorta di epidemia anche i mercati emergenti e il fatto che ci siano meno bond che generino rendimenti positivi significa che sempre più investitori sono alla ricerca di alternative, in considerazione di un contesto in cui i tassi di interesse saranno ancora più bassi. Tuttavia, specifichiamo che in questa area geografica non è agevole orientarsi in termini di investimenti e strategia di portafoglio, perché ogni paese ha la sua storia e la sua struttura economica. Per un’asset class così complessa risulta opportuno affidarsi a un team di professionisti che conoscono da vicino non solo i mercati e i modelli finanziari, ma anche le situazioni economiche, politiche e sociali che si stanno verificando nei singoli Paesi. E al tempo stesso, per chi decida di diversificare il proprio portafoglio investendo nei mercati emergenti, sarebbe meglio prendere delle posizioni lunghe e corte, in termini strategici e tattici. Proprio perché ogni economia è influenzata da fattori diversi, il gestore dovrebbe essere in grado di prendere delle scommesse al rialzo e al ribasso, in modo da accrescere la performance ed incrementare la decorrelazione tra asset in portafoglio, nell’intento di limitare il più possibile la volatilità”, concludono gli esperti.

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