Guardare oltre le interferenze temporanee con l’estendersi del ciclo

A cura di Richard Lacaille, Global Chief Investment Officer di State Street Global Advisors

Con l’estendersi del ciclo ben oltre quanto osservato di recente, si è tentati di farsi influenzare dalle oscillazioni del sentiment. Se facciamo il punto sugli ultimi 12 mesi, notiamo che la principale lezione da trarre è quella di considerare dove i fondamentali possono portarci nel lungo termine. Se consideriamo il mese di dicembre, i mercati si erano eccessivamente preoccupati delle prospettive della crescita economica mondiale a causa della guerra commerciale e del programma di stretta monetaria della Fed.

In realtà, la crescita del primo trimestre negli Usa e in altri paesi non è stata così negativa e, l’inflazione complessiva è rimasta gestibile. Certo il rischio commerciale resta un’incognita, ma se continuiamo a presumere che Stati Uniti e Cina raggiungeranno un accordo entro fine anno, probabilmente si registrerà una crescita economica modesta nei prossimi 6-12 mesi. In caso di accordo, l’attuale orientamento della politica monetaria sembra adeguato e la Fed potrà restare in disparte e valutare i dati sul rallentamento dell’economia e sulla disoccupazione. Gli effetti positivi delle misure di stimolo fiscale cinesi potrebbero riprendere slancio se la minaccia di dazi futuri scomparisse. Ma ciò che accade in Cina sta diventando sempre più importante, in particolare con l’apertura dei mercati onshore.

Titoli di Stato cinesi e rischio climatico

L’Europa resta dipendente dal rischio politico, ma tende alla fine a seguire i trend globali. Sui mercati azionari, la volatilità ha suscitato prima disinteresse, poi panico e in seguito di nuovo disinteresse, in modo coerente con le dinamiche di fine ciclo. Questo elemento, unito all’atteggiamento accomodante della Fed, ha sostenuto buona parte del rally nel primo semestre. Tuttavia, con le banche centrali che hanno rinunciato a una normalizzazione monetaria e con i motori della crescita in azione, prevediamo di assistere a un miglioramento degli utili nell’ultima parte del 2019, almeno negli Usa.

Sui mercati del credito, i tassi statunitensi sono scesi avvicinandosi al fair value, mentre i tassi europei sono pari a zero o negativi. I titoli di Stato cinesi possono offrire rendimenti migliori e stanno diventando di più facile accesso; la nostra analisi evidenzia inoltre le loro interessanti caratteristiche in termini di diversificazione. Gli spread del credito si sono contratti negli Stati Uniti e in Europa: vale pertanto la pena di non esporsi troppo e preferire la qualità.

Infine il rischio climatico è stato centrale nel primo semestre 2019 e sembra che diventerà sempre più importante per gli investitori. Questo è dovuto ai suoi potenziali effetti sistemici sui mercati finanziari e alla minaccia che rappresenta per i modelli di business e per il valore degli attivi a lungo termine in molte asset class e settori. Stanno inoltre facendo la loro comparsa nuove misure macroeconomiche dell’impatto climatico che potrebbero influire sul nostro modo di misurare la crescita e la produttività, nonché sull’orientamento del nostro outlook per il futuro.

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