Tassi negativi, quanto lontano si può andare? L’analisi di Oddo Bhf

A cura di Laurent Denize, Global co-CIO & Global Head of Fixed Income di Oddo Bhf Asset Management

Le banche centrali sono finalmente riuscite in uno dei loro obiettivi: l’eutanasia dei fondi fiduciari è oramai un dato di fatto. Nei paesi sviluppati, nessun attivo senza rischio protegge dall’erosione del capitale. Così, negli Usa i rendimenti reali dei titoli del tesoro americano a 10 anni sono nulli, se non leggermente negativi. Era già successo due volte nell’ultimo decennio (luglio 2012 e luglio 2016), ma una correzione violenta è stata seguita da tassi a 10 anni in aumento di oltre 150 pb in due anni. Questi rendimenti al momento sono inferiori di circa 200 pb al tasso di crescita del Pil. Questo fenomeno non è mai stato la norma negli ultimi 30 anni, ma a partire dal dispiegamento di strumenti non convenzionali, i rendimenti reali hanno perso in gran parte questa capacità storica di prevedere il Pil reale.

O gli investitori obbligazionari hanno ragione e l’economia americana sta per entrare in recessione, oppure l’economia è resiliente e i titolari di obbligazioni vanno incontro a perdite di capitale che potrebbero essere tanto drastiche quanto i guadagni registrati quest’anno. Sulle due sponde dell’Atlantico le obbligazioni a più di 15 anni hanno generato, dal 1° gennaio, una performance di oltre il 25% che ricorda quella del 2014. Il nostro scenario resta moderatamente ottimista per la crescita mondiale, sempre trainata da uno slancio dei consumi che non si placa. Certo, l’aumento delle incertezze ha modificato notevolmente le politiche delle banche centrali, che hanno preferito la sicurezza alla razionalità, optando per scelte sempre più accomodanti. Ma gli investitori hanno già previsto questo ribaltamento e oggi scommettono su un’accentuazione di queste misure. Questa previsione ci sembra avventata (specie negli Usa) e ci porta a essere estremamente prudenti sulle posizioni in titoli di stato. Non vogliamo incoraggiare i nostri investitori a restare investiti in attivi che offrono tassi reali così negativi.

Tra 10 anni o oltre, la prossima generazione riderà probabilmente di questi investitori che sono stati crudelmente privi di buon senso “contadino”: “com’è stato possibile investire in un attivo che ha il 100% di possibilità di generare una perdita a scadenza e una così forte erosione del capitale, inflazione inclusa?”. Perché davvero? Avidità, come avrebbe detto Gordon Gekko? Non proprio. Per molti, si tratta semplicemente di una mancanza di alternative a causa di rigorosi requisiti normativi. Ma a chi può scegliere raccomandiamo di alleggerire parecchio i titoli di stato core favorendo piuttosto le obbligazioni periferiche e gli emittenti di alta qualità.

Le compagnie d’assicurazione bloccano, una dopo l’altra, l’accesso ai contanti in euro. Questo movimento mostra, qualora ve ne fosse bisogno, che non sono più in grado di offrire congiuntamente garanzia del capitale e rendimenti senza mettere a rischio il proprio modello economico. Anche se sottoperformeremo regolarmente nelle nostre strategie di allocation, non faremo il passo di troppo. Per citare Cocteau: “Il tatto nell’audacia, è sapere fino a che punto ci si può spingere troppo avanti”.

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