L’incertezza frena le richieste di credito delle aziende italiane, -3,1% nel terzo trimestre

Le elaborazioni effettuate sul patrimonio informativo di Eurisc – il Sistema di Informazioni Creditizie di Crif Creditizie che raccoglie i dati relativi a oltre 85 milioni di posizioni creditizie, di cui oltre 9 milioni riconducibili a imprese – confermano anche nel terzo trimestre dell’anno una posizione attendista da parte delle imprese italiane, con un andamento delle richieste di valutazione e rivalutazione dei crediti in flessione del -3,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, che di fatto ricalca il -3,9% fatto registrare nei sei mesi precedenti. A questo si accompagna anche una significativa flessione dell’importo medio dei finanziamenti richiesti (-4,1%), che relativamente allo specifico trimestre si assesta sul valore più contenuto degli ultimi 6 anni. A determinare questa dinamica involutiva contribuiscono l’incertezza sul quadro macroeconomico generale e il peggioramento degli indicatori di fiducia.

Entrando maggiormente nel dettaglio, l’analisi condotta da Crif mette in evidenza il diverso andamento delle richieste da parte delle imprese individuali e delle società di capitali, con le prime che fanno segnare un pesante -9,5% non compensato dalla confortante seppur modesta crescita (+1,1%) delle società. Relativamente alle richieste presentate dalle Imprese individuali va segnalato come volumi così contenuti non si registravano addirittura dal 2012. Va però sottolineato come, nelle fasi di incertezza, siano tipicamente le imprese individuali a reagire ‘di pancia’ adottando un atteggiamento cauto, posticipando impegni finanziari o sostenendoli con capitali propri.

Calano anche gli importi medi richiesti

Un’ulteriore evidenza degna di nota che emerge dall’ultimo aggiornamento del Barometro Crif è rappresentata dal calo dell’importo medio delle richieste, che nel terzo trimestre dell’anno nell’aggregato di imprese individuali e società si attesta a 69.986 euro. Si tratta dell’importo medio più contenuto dal 2013 ad oggi. Nello specifico, le richieste presentate dalle Imprese individuali hanno visto un importo medio pari a 27.469 euro, in calo del -5,5% rispetto al terzo trimestre del 2018, dato che rappresenta il valore più contenuto in assoluto degli ultimi 7 anni. In netta flessione (-6,8%) anche l’importo medio richiesto delle Società di capitali, che si ferma a 95.562 euro.

La distribuzione per classi di importo

Relativamente alla distribuzione per classi di importo, nel terzo trimestre 2019 quasi un terzo del totale delle richieste (il 32,6% del totale, per la precisione) si concentra nella fascia al di sotto dei 5mila euro in virtù del peso preponderante delle richieste presentate da ditte individuali e micro imprese. Le richieste di importo superiore ai 50mila euro, invece, arrivano a spiegare più di un quinto dell totale.

“Continua anche nel terzo trimestre il rallentamento del numero di richieste di credito presentate dalle imprese italiane, che stanno adottando un atteggiamento prudente in attesa che il quadro politico ed economico si definisca meglio – commenta Simone Capecchi, Executive Director di Crif -. Inoltre, il fatto che la rischiosità del comparto imprese veda tassi di default in costante miglioramento, con un outlook per il biennio 2019-2020 sostanzialmente stabile, beneficia non solo delle accomodanti politiche monetarie della Bce ma anche dell’atteggiamento delle imprese che si rivolgono agli istituti di credito quando sono plausibilmente certe di riuscire a sostenere gli impegni finanziari assunti. Nel complesso il mercato del credito sta vivendo una fase di forte cambiamento, accelerato dall’avvento di nuove normative, di tecnologie innovativi e nuovi approcci. A questo riguardo, l’analisi del segmento merceologico in cui opera la singola impresa, letto anche in ottica prospettica, diventa sempre più importante e consente di integrare una prospettiva ‘forward looking’ nelle decisioni creditizie, elemento ormai imprescindibile anche in sede di valutazioni contabili (l’Ifrs 9) e regolamentari (ad es. le recenti modifiche alla Legge Fallimentare). Senza tralasciare una maggiore attenzione alle nuove dimensioni di analisi, dall’approfondimento della governance delle imprese allo studio delle filiere di cui fanno parte”, conclude Capecchi.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!