Asset allocation, la rivincita delle azioni pro-cicliche

Mentre il mercato continua ad apprezzare i titoli growth, ora più che mai reputiamo opportuno scegliere i titoli pro-ciclici. Ad affermarlo è Marco Oprandi, Head of Cross Asset Solutions di Cirdan Capital, che spiega: “Le azioni growth appartengono alla categoria di titoli sopravvalutati rispetto al loro valore di bilancio, perché l’investitore prevede un forte apprezzamento dell’azienda, generalmente le “technology companies”, invece le azioni pro-cicliche sono influenzate dal ciclo economico e di conseguenza crescono più velocemente delle altre in periodi di ripresa economica“.

“Riteniamo che molti investitori si stiano focalizzando sul mero valore dell’azione, senza considerare adeguatamente la equity duration del loro investimento, ossia il tempo necessario affinché il titolo ripaghi, con i dividendi, il capitale investito inizialmente. In un contesto in cui i tassi di interesse stanno crescendo, la cosiddetta equity duration delle azioni growth è di gran lunga maggiore rispetto a quella dei titoli pro-ciclici. Di conseguenza, essendo maggiore, l’investitore impiegherebbe più tempo – potenzialmente più anni – a ricevere il capitale investito inizialmente. Quindi, secondo la nostra visione le azioni growth stanno registrando un mancato guadagno e quindi implicitamente una perdita per gli investitori che le acquistano” fa poi notare Oprandi.

Per contro, a detta di Oprandi, le aziende riconducibili ai titoli pro-ciclici hanno sofferto per la vertiginosa discesa della top-line, ossia dei ricavi nel 2020; i quali prontamente stanno riprendendo le proprie attività, registrando così una sostanziale ripresa economica. Infatti, la nostra ipotesi è dimostrata da una tesi basata su dati storici degli ultimi mesi. Il 2020 è stato un periodo in cui i tassi d’interesse hanno registrato livelli estremamente bassi, ed infatti le growth, con una lunga equity duration, hanno sovraperformato di oltre il 50% in media il resto del mercato. La storia è ben diversa per quest’anno, dove le growth sono risultate meno attrattive dato che hanno registrato un +10%. In contrapposizione, i titoli pro-ciclici nello scorso anno hanno sottoperformato a causa della pandemia (-18%), ma, straordinariamente, in questa prima fase del 2021 hanno registrato un +22%; proprio per questo possiamo considerare che siamo entrati in un periodo di cyclical recovery. In altre parole, nel così tanto atteso momento di recupero dei titoli ciclici.

Dal punto di vista strategico, reputiamo opportuno ribilanciare i propri portafogli facendo particolare attenzione ai settori pro-ciclici. Tra quelli che maggiormente sosteniamo vi sono: il settore industriale, finanziario, ma soprattutto dei materiali, considerando un aumento inflazionistico del +15% in tutto il settore delle commodity” conclude Oprandi.

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