Mercati, la Fed vuole l’inflazione, Wall Street anche

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di Gianluigi Raimondi 18 Marzo 2021 | 09:23

Ieri alle 19.00 italiane, con un ora di anticipo offerta dalla entrata in vigore dell’ora legale negli Stati Uniti, sono stati pubblicati lo statement e il Summary of Economic Projections Usa. Le misure (tassi e acquisti) sono state lasciate invariate, così come da guidance.  La descrizione dell’economia ha così riconosciuto il recente miglioramento del quadro macro, mentre la caratterizzazione dell’inflazione è variata solo per l’anno in corso.

Contrariamente alle attese, il numero di membri che ha indicato un rialzo dei tassi nel 2023 (7 su 18) non è stato sufficiente a modificare la mediana, che vede ancora tassi invariati. Nel 2022 sono quattro nel dettaglio a vedere un rialzo. “In altre parole la maggioranza dei membri del FOMC – spiega Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Capital Partners Sgrsembra avere una robusta tolleranza di rialzo dell’inflazione e calo della disoccupazione prima di vedersi costretta a alzare i tassi, visto che le previsioni danno inflazione a +2.2% quest’anno (+0.4) e al 2.2% nel 2022 e 2.1% nel 2023, mentre la disoccupazione è vista rispettivamente al 4.5%, 3.9% e 3.5%”.

Il Pil è previsto al 6.5% per l’anno in corso e a 3.3% e 2.2% rispettivamente per il 2022 e 2023.

Questi concetti sono stati ulteriormente chiariti da Powell nella conferenza, alle 19.30, sintetizza poi Sersale:

  • il tapering degli acquisti verrà segnalato con anticipo maggiore possibile e potrà avvenire quando i dati saranno materialmente migliorati
  • le condizioni per il rialzo dei tassi sono il raggiungimento dei target di occupazione e inflazione, in maniera sostenibile e non solo temporanea. In particolare l’inflazione dovrà stare sopra il target, e per un certo periodo. Il fatto che lo superi di poco, e temporaneamente non è sufficiente a muoversi.
  • le previsioni derivate dalla dot plot non vanno prese alla lettera, sono solo una media delle opinioni dei membri
  • la FED non è preoccupata del rialzo dei rendimenti. Solo se si traducesse in un serio inasprimento delle condizioni finanziarie interverrebbe.

“In generale – afferma Sersale – una performance più accomodante delle attese, in quando l’aumento significativo delle previsioni di crescita (dal 4.2% al 6.5% per il 2021) e di inflazione non ha indotto la maggioranza a cambiare le attese che vedono tassi fermi fino al 2023, e il messaggio, chiarissimo, è che solo un superamento significativo e duraturo del target li indurrà a muoversi, non semplicemente crescita forte e temporanei balzi dei prezzi”.

La reazione del mercato

I tassi sono calati sulle scadenze brevi, ma molto meno su quelle dai cinque anni in su. Infatti, una FED così poco reattiva è una ricetta per un inflazione più forte a medio termine, e il mercato aumenta il premio al rischio.

Il dollaro ha perso significativo terreno. Aumento delle attese di inflazione vuol dire calo dei tassi reali e quindi minor supporto

L’azionario ha reagito positivamente.

Nubi geopolitiche all’orizzonte

Attenzione per, avverte Sersale: “gli Usa hanno ammonito Pechino che imporranno le sanzioni stabilite dall’amministrazione Trump se la Cina continuerà a importare grosse quantità del petrolio iraniano, inoltre il livello dello scontro si alza con la Russia, che ha richiamato per consultazioni in patria l’ambasciatore, dopo che Biden ha minacciato ritorsioni se un report che rivela di interferenze nelle elezioni si dovesse dimostrare veritiero”.

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