Cercasi performance

Non c’è da meravigliarsi se in un tale contesto il mondo del risparmio gestito è in crisi, che poi è solo una crisi di crescita, non vi sono pericoli per le società né per i risparmiatori, e questa è già una buona notizia. Non si sono salvati dai deludenti risultati neanche i fondi hedge e i fondi che investivano nei mercati emergenti.

Cosa fare in queste circostanze? La regola d’oro è non farsi prendere dal panico, non disinvestire le posizioni azionarie, avere una visione di medio lungo periodo, approfittare con acquisti periodici della fase di ribasso attraverso piani di accumulo. Facile da dirsi, meno da farsi anche perché la memoria dei risparmiatori è corta ed è più facile accostarsi agli investimenti quando questi danno prova di brillantezza. L’unica speranza per i risparmiatori è di avere al fianco un consulente che ami il suo lavoro, che sappia gestire le fasi emozionali legate alle delusioni dei clienti, che sappia rinfrancarli e fornire le giuste valutazioni.

In Italia sono oltre 4 milioni le famiglie che si sono affidate alla consulenza di promotori finanziari e i dati sono indiscutibili: mediamente i portafogli da loro consigliati sono molto più performanti ed equilibrati. Lo ha ribadito di recente Marco Tofanelli, segretario generale di Assoreti, fornendo dati che confermano che le reti di promotori negli ultimi 5 anni hanno proposto ai propri clienti fondi azionari, bilanciati e flessibili per quasi il 70% della raccolta, mentre le banche hanno fatto il contrario, proponendo prevalentemente fondi obbligazionari e monetari. Il risultato è che in anni come il 2003, 2004 e 2005 i clienti dei promotori hanno approfittato della crescita dei mercati azionari.

Il comportamento dei promotori è in linea con quello dei mercati europei più evoluti, a dimostrazione che l’aspetto culturale è determinante per la crescita del sistema. Nello stesso periodo il risparmio gestito ha avuto una raccolta netta per le reti di promotori di oltre 32.000 miliardi, contro una perdita di circa 43.000 miliardi delle banche.


Un altro fenomeno che va evidenziato è la recente introduzione della normativa europea MiFID, che ha formalizzato ed enfatizzato come gli intermediari debbano servire al meglio gli interessi dei loro clienti e nella prestazione del servizio debbano garantire l’accesso a una più ampia gamma di prodotti. Tutto ciò porta ad una open-architecture dell’offerta di prodotti e le reti di promotori sono all’avanguardia in questo approccio se si pensa che negli ultimi tre anni hanno collocato prodotti di terzi per il 70% della raccolta netta.

Anche qui la prospettiva è chiara: se nei decenni passati le reti hanno venduto solo prodotti della casa, da alcuni anni la tendenza si è invertita e sempre di più si può parlare di professionisti che propongono una gamma di prodotti diversificata e di diversi gestori. Purtroppo il mercato non aiuta, perché come detto oggi tutti i prodotti del risparmio gestito soffrono. Ma la storia ci aiuta: infatti i fondi nacquero nel 1984 ed ebbero poco successo perché allora le borse erano un disastro. Bisogna attendere la fine degli anni ’80, fino al boom di fine anni ’90, quando in un solo anno, il 1998, la raccolta netta toccò la somma record di 167 miliardi di euro. Questo boom si è ripetuto a inizio 2000 e si più constatare che la correlazione con i cicli di borsa è una costante.

Ma le esperienze passate devono insegnare qualcosa: oggi sappiamo che i cicli si susseguono, che i clienti non vogliono comprare prodotti, ma vogliono un servizio di consulenza e di pianificazione del portafoglio.

Il convegno annuale di Assoreti ha come tema centrale “Opportunità e sfide in un Paese che cambia”: bisogna raccogliere questa sfida e confermare la capacità di affrontare con successo sia le fasi positive sia quelle negative dei mercati.

Ci vogliono forze nuove e votate al miglioramento, anche se un miglior andamento dei mercati finanziari non guasta.

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