Mercati, Wall Street: volumi in calo ma nuovi top in vista in scia all’Fmi

Partenza assonnata per i mercati finanziari globali reduci dall’hangover festivo, con i volumi sui listini americani che registrano gli scambi più bassi da inizio anno al di sotto di quota 10 milioni di azioni. Tuttavia questo non impedisce su base aggregata ai listini globali di capitalizzare, questa mattina, un nuovo massimo storico (malgrado le performances non brillanti di Cina ed Hong Kong) indubbiamente coadiuvati da una nuova revisione alla crescita globale apportata ieri dal Fondo Monetario Internazionale che a soli tre mesi dall’ultima previsione (5,5% e dopo un 2020 che con una flessione del 3,3% ha rappresentato uno dei peggiori anni nella storia) rivede al 6% i progressi prospettici del 2021, una previsione che se confermata rappresenterebbe il progresso migliore da oltre quattro decadi a questa parte.

Un ottimismo ben evidente nelle rilevazioni americane, che dopo l’ottimo dato sui Non Farm Payrolls di venerdì (e quello altrettanto eclatante sull’ISM Non Manifatturiero lunedì, vediamo come se la caveranno gli indici Markit del settore servizi in Europa oggi) vedono ancora una volta confermata la serie positiva con le opportunità di lavoro negli Usa che a febbraio fanno segnare i massimi da due anni, di pari passo ai progressi di una campagna vaccinale senza precedenti che vede le somministrazioni procedere al ritmo di tre milioni di dosi giornaliere (Biden ha inoltre anticipato al 19 aprile la data in cui tutti i maggiori di 18 anni potranno accedere ad un vaccino).

Rendimenti dei Treasury sui minimi di due settimane, e dollaro in visibile arretramento specie contro la divisa unica (siamo a ridosso di 1,19 contro euro), sebbene le motivazioni di tale risorgenza dell’euro siano al momento oscure, confermano l’attuale fase di propensione al rischio (ma attenzione alle minute della FED in pubblicazione stasera), che si trasla anche sul mercato delle materie prime lasciando però fuori sia l’oro, stazionario in area 1.740 dollari per oncia, che il petrolio, ancora sotto quota 60 dollari barile sul Wti malgrado i primi colloqui sul nucleare con l’Iran non stiano andando troppo lisci (l’iniziale proposta americana di rilasciare 1 mld di profitti sul greggio congelati dalle sanzioni in cambio di una riduzione del 20% nel processo di arricchimento dell’uranio da parte del paese Medio Orientale è stata seccamente rimandata al mittente).

A cura di Michael Palatiello, ad e strategist di Wings Partners Sim

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