Mercati, suona l’allarme per il mercato obbligazionario

A margine della fine del primo trimestre 2021, caratterizzato dall’inizio delle campagne vaccinali a contrasto del virus, Giacomo Calef, country manager di Notz Stucki ha elaborato un focus sui livelli di volatilità intercorsi nelle ultime settimane. In particolare, la chart sotto riportata risulta interessante, poiché pone a confronto due indici di riferimento da potersi tenere in considerazione per monitorare la dispersione dei rendimenti degli assets finanziari.

Da un lato, abbiamo il Cboe Interest Rate Swap Volatility Index (in arancione: SRVIX), ovvero un indice che fornisce una misura standardizzata della volatilità rilevata nel mercato OTC (Over-The Counter) degli swap sui tassi di interesse USA, ciè una stima di riferimento per il comparto obbligazionario statunitense. Ebbene, segnaliamo come l’indice abbia registrato una crescita significativa da inizio anno al 31 marzo, con un +35% circa, e dal grafico possiamo osservare addirittura che si sta avvicinando ai livelli massimi toccati a marzo 2020, allo scoppio della pandemia.

Dall’altro lato, invece, abbiamo il Cboe Volatility Index (in viola: VIX), che è considerato da molti come il principale barometro mondiale della volatilità del mercato azionario. Esso, infatti, rappresenta la volatilità implicita rilevata nelle opzioni sull’S&P 500 e spesso viene definito come “l’indice della paura”. In questo caso, invece, possiamo evidenziare un andamento quasi diametralmente opposto rispetto all’indice precedente: da inizio anno al 31 marzo, il VIX denota un significativo abbassamento della volatilità sui mercati azionari, con una variazione registrata al – 28% circa, anche se, si presti attenzione, non è ancora ritornato ai livelli pre-pandemia (si veda la barra rossa in orizzontale).

Cosa possiamo aspettarci per i prossimi mesi?

Il divario di volatilità tra obbligazionario ed azionario rimarrà ancora così ampio? Sarà difficile da prevedere, pertanto si raccomanda di mantenere portafogli ben diversificati ed equilibrati. Sul reddito fisso ha inciso l’aumento repentino delle aspettative reflazionistiche, con i timori che la Federal Reserve possa inasprire la politica monetaria in modo inaspettato, mentre sull’azionario, c’è ottimismo per la ripresa. Ma questa settimana, a fronte dei toni fortemente accomodanti emersi verbali pubblicati dalla FED, il rendimento decennale USA ha registrato una leggera flessione, aggirandosi attorno all’1,6%, ovvero al di sotto dei massimi raggiunti nelle scorse settimane (il 31/3 era stato raggiunto l’1,74%). Inoltre, la fiducia riposta nella ripresa economica USA è stata confermata anche dal FMI, spingendo ancora al rialzo le azioni USA: nel 2021 la crescita economica americana (+6,4% atteso rispetto al +5,1% di Gennaio) farà da traino per quella mondiale, che potrà accelerare fino al +6%, contro il +5,5% delle stime elaborate a Gennaio.

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