Vaccini, spauracchio terza dose. Il possibile impatto sui mercati

Per Pfizer e quanti investono sul colosso farmaceutico Usa, sicuramente, si tratta di un’ipotesi allettante, per il resto del mondo un po’ meno: le persone che hanno ricevuto il vaccino Pfizer avranno “probabilmente” bisogno di una terza dose entro 6-12 mesi e in seguito un’iniezione ogni anno. Certo, la questione deve essere ancora confermata. Ma stando a quanto annunciato dal presidente del Cda del gigante farmaceutico Albert Bourla la terza dose potrebbe giocare un ruolo cruciale per contrastare le varianti. E Pfizer-BioNTech aveva annunciato già a febbraio uno studio clinico sugli effetti della somministrazione di una terza dose di siero.

“È estremamente importante ridurre il numero di persone vulnerabili al virus”, ha spiegato Burla, stando a delle dichiarazioni riportate dal canale Cnc. Un ruolo importante nell’evoluzione della situazione è giocato dalle varianti: “Attualmente non sappiamo tutto quello che c’è da sapere” sul virus.

Il quadro tecnico di Pfizer a Wall Street

Dal punto di vista operativo, il titolo Pfizer appare graficamente inserito in un canale rialzista dalla fine dello scorso mese di febbraio. Un movimento che ha riportato i corsi a testare in area 37,70/80 dollari un’importante resistenza statica di medio termine oltre la quale le quotazioni avrebbero poi, previa una fase laterale di consolidamento intermedia, la strada spianata per risalire a quota 40 prima e in zona 42 dollari in seguito. Cruciale però posizionare uno stop loss a 36,80 dollari.

I multipli di Pfizer

Fonte: Bloomberg

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