Allarme Usa: deficit commerciale al top, lo stimolo fiscale va all’estero

Lo stimolo fiscale Usa sta, almeno in parte, andando all’estero: l’advance goods trade balance relativo al mese di marzo, ovvero la bilancia commerciale, ha mostrato un deficit di 90.6 mld di dollari, in rialzo di 3.5 mld da febbraio e di 2.6 mld oltre il consensus. Le esportazioni sono salite parecchio (+11.4 mld) a indicare una domanda globale solida, ma l’import, spinto dallo stimolo, ha fatto decisamente meglio (+14.9 mld) col risultato che il deficit Usa è il massimo di sempre.

“Questa – avverte Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr – è una brutta notizia per il dollaro, ma buona per il ciclo globale che si avvantaggia dello stimolo USA. In generale scambi commerciali così forti sono ovviamente un’ulteriore conferma che la ripresa globale è forte”.

Il meeting della Fed

In questo scenario la Fed ha lasciato ieri come da previsioni le misure di politica monetaria invariate. Nello Statement si è riconosciuto che il progresso dei vaccini e lo stimolo hanno migliorato il quadro macro, e che l’inflazione è salita, ma in gran parte a causa di “fattori transitori”. Permangono dei rischi per l’economia, ma il tono di allarme è minore (non sono più definiti “considerevoli”). Il programma di acquisti resterà invariato finchè non si raggiungerà “un significativo ulteriore progresso sui mandati FED relativi a occupazione e inflazione.

Nella conferenza Powell ha poi ribadito concetti noti: è stato molto chiaro sul fatto che non ancora è il momento di parlare di tapering, e che passerà ancora del tempo prima che ci si arrivi. E’ inoltre stato ancora scettico sulla possibilità che l’inflazione si mostri duratura, perchè il mercato del lavoro è ancora lontano dalla piena occupazione.

La reazione dei mercati

Il quadro ha chiaramente allettato la Borsa, con l’S&P che sta bussando alla soglia di 4.200 punti. I bonds si sono ripresi, e il calo dei tassi ha indebolito il dollaro e rafforzato i metalli preziosi.

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