Investimenti: c’è il rischio di una bolla verde

Mentre il mondo degli investimenti abbraccia green deal, Louis Larere, Portfolio Manager SRI e Sebastien Maillard, head della systematic asset allocation, entrambi di Zadig AM (società di iM Global Partner), mettono di seguito in guardia dai pericoli di una crescita troppo veloce, troppo presto.

Una volta erano oscuri acronimi usati da pochi esperti, ora ESG/SRI hanno trovato molti ammiratori tra gli analisti e millennial come noi, i fondi pensione, i fondi sovrani e gli investitori retail.

Al tempo stesso, gli asset sostenibili under management sono cresciuti da una base piuttosto bassa fino a raggiungere il 44% dell’AuM globale, con afflussi senza segni di diminuzione, nonostante il Covid-19.

Tutto ciò era atteso da tempo, date le imminenti sfide ambientali che dobbiamo affrontare. Anche l’allineamento dei consumatori, delle aziende, degli investitori e, non da ultimo, dei politici attorno al tema della sostenibilità è in grado di creare un contesto favorevole per individuare alcune delle migliori opportunità di investimento di questo periodo.

Allora, come possiamo garantire che questa industria nascente, proprio in un momento critico del suo sviluppo, riesca fino a raggiungere il suo scopo principale? Ovvero: soddisfare le richieste della generazione attuale, senza però mettere in pericolo i bisogni fondamentali di quelle future.

Sostenibilità a un prezzo ragionevole 

Per essere credibile e ottenere risultati positivi per tutti gli stakeholder, qualsiasi strategia sostenibile deve essere realistica e ancorata alla valutazione.

Dobbiamo, innanzitutto, riconoscere che ci sono poche aziende sostenibili vere e proprie in Europa oggi. In base alla nostra analisi e utilizzando i dati raccolti da Vigeo Eiris, il numero di aziende con una capitalizzazione di mercato di 1 miliardo di euro o più che derivano dal 90% al 100% dei loro ricavi da beni e servizi sostenibili, rappresenta meno di 75 aziende o il 12% della capitalizzazione di mercato globale.  

Inoltre, il 70% di questi “prodotti di sostenibilità pura” sono nel settore della sanità, il che significa che l’opportunità è concentrata in una ventina di aziende ben conosciute e i cui titoli sono già presenti nei fondi, al di fuori del settore sanitario.

Guardando al mercato più in generale, l’esposizione a beni e servizi sostenibili dell’indice MSCI Europe è aumentata leggermente, passando dal 20% a circa il 23% negli ultimi due anni, ma molte delle società non hanno ricavi sostenibili o hanno ricavi sostenibili tra il 10% e il 30% del totale dei ricavi.

Nello stesso periodo di due anni, il fondo OYSTER Sustainable Europe gestito da Zadig, ha avuto un’esposizione alle aziende sostenibili sempre superiore al 40%, concentrandosi non solo sui leader sostenibili di oggi, ma anche sulle imprese che stanno spingendo i loro modelli di business verso attività più sostenibili.

Se le aziende del nostro portafoglio realizzeranno i loro piani aziendali, stimiamo che l’esposizione a beni e servizi sostenibili aumenterà al 60% tra 5 anni. Si tratta di un approccio misurato, ma più realistico per portare avanti l’agenda della sostenibilità in modo sano.

Ancora più importante, affinché gli investimenti sostenibili abbiano successo domani, devono essere ancorati alle valutazioni di oggi.

I titoli “da copertina” sono popolari perché sono facili da capire e la sostenibilità aggiunge una dimensione di emozione umana a qualsiasi storia azionaria. Ma se lasciate incontrollate e slegate dai numeri, queste narrazioni possono trasformarsi in favole che portano a valutazioni irreali e alimentano la proverbiale “bolla verde”.

In effetti, non bisogna andare troppo lontano per trovare segni di surriscaldamento. I leader della sostenibilità in Europa hanno rivalutato la situazione con un fattore di grandezza 2 volte superiore rispetto agli ultimi 3 anni. Inoltre, questi leader tendono ad avere un’inclinazione verso i titoli “growth”. Ciò significa che ci sono rischi associati a un aumento dei tassi di interesse o a un periodo prolungato di rotazione del mercato verso i titoli “value”.

Tuttavia, dobbiamo stare attenti a non confondere l’investimento growth con l’investimento sostenibile. Per esempio, OYSTER Sustainable Europe mostra una valutazione vicina alla media del mercato, pur avendo un’esposizione sostenibile doppia rispetto al mercato. Allo stesso tempo, si tratta di un portafoglio diversificato di titoli leader e imprese sostenibili a prezzi ragionevoli, con una gestione bilanciata tra gli stili Cyclicals, Value e Growth.

I benefici di una tale strategia sono particolarmente evidenti in periodi come il 2020, quando la prima metà dell’anno è stata dominata da un’avversione al rischio senza precedenti, mentre la seconda da un appetito di rischio insaziabile. In una certa misura questo dimostra che anche in ambienti di mercato estremi, e se fatto bene, l’investimento sostenibile può abbassare il rischio e fornire una performance decorrelata superiore alla media dei peer.

Maturare (non marcire) presto 

La storia ha un gran numero di esempi in cui le giovani industrie hanno sofferto del peso di una crescita eccessiva, troppo presto. Ci sono voluti 15 anni affinché i titoli internet guarissero dalle ferite inflitte dalla bolla dotcom dei primi anni 2000.

Analogamente, i pionieri tedeschi dell’energia solare che sono stati costretti a uscire dal mercato intorno al 2010 a causa della concorrenza cinese, possono testimoniare che la crescita alimentata da incentivi fiscali, anche se verdi, potrebbe essere un’arma a doppio taglio.

Se l’investimento sostenibile e l’ESG devono diventare le forze strutturali che tutti vogliamo che siano, con la capacità di cambiare il mondo, non dobbiamo affrettarci a farle diventare delle mode, che non possono essere all’altezza delle aspettative.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!